Connettiti con noi

Business

Barilla all’assalto della baguette: 47 milioni per la più grande panetteria di Francia

Il gruppo investe forte nel marchio Harrys: il pane confezionato è in grande crescita Oltralpe. Una sfida economica e culturale

architecture-alternativo

Sbarcare nella sciovinista patria della boulangerie, sfidare il rito nazionale della baguette fresca nel sacchetto di carta e provare a stravolgere il tutto con i prodotti da forno preconfezionati, dati in forte crescita. Dalla propria, un maxi-investimento da 47 milioni di euro per la creazione della più grande panetteria industriale del Paese. Barilla arriva a Chateauroux per conquistare la Francia: il colosso italiano ha inaugurato il nuovo stabilimento di Harrys, marchio francese specializzato nella produzione di pancarré e affini, leader del settore nel mercato e in crescita del 5% a fine maggio.

SI INVESTE NELLA MOLLICA. Harrys agli italiani non dirà nulla, ma in Francia è un brand molto noto. L’estensione e l’ammodernamento dell’impianto costituisce l’investimento più importante che Barilla abbia mai realizzato Oltralpe; l’azione fa parte di un programma che in due anni, come accennato, metterà in gioco 47 milioni di euro destinati anche alla costruzione di una nuova linea produttiva di pane 100% mollica a Plaine de l’Ain (inaugurata nel giugno 2014) e di nuove attrezzature per gli stabilimenti di Valenciennes e Gauchy. L’amministratore delegato del gruppo, Claudio Colzani, ha rivelato che «La Francia rappresenta il nostro primo mercato estero dopo gli Usa». Dunque, vale la pena spenderci tempo e risorse.

UNA MEGA-BOULANGERIE. Barilla Francia conta sei stabilimenti, che realizzano 150 mila tonnellate di prodotti di panetteria grazie al contributo di oltre 1500 dipendenti. Con questo nuovo investimento, dall’acquisizione di Harrys datata 2003 il gruppo ha riversato nel Paese circa 170 milioni di euro, mica briciole di pane. La “mega-boulangerie” sarà organizzata su 43 mila m2 di spazio, occupati fra le altre cose da otto linee produttive di cui la prima permette una riduzione del 15% dei rifiuti, emissioni di CO2 e del consumo d’acqua.