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Web tax, in Francia partirà dal 2019. E in Italia?
Se il Partito democracito spinge per far pagare le imposte indirette e dirette ai colossi della Rete, il governo formato da Movimento 5 Stelle e Lega non sembra convinto
Se sul tema web tax l’Europa continua a temporeggiare, la Francia si è già mossa e l’Italia potrebbe imitarla a breve. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha annunciato, infatti, che dall’1 gennaio 2019 i colossi hi-tech saranno sottoposti a un regime di tassazione per i profitti generati all’interno del territorio francese. Del resto, al momento non tutte le imprese sono sottoposte allo stesso trattamento fiscale: i grandi giganti del web producono reddito nei vari territori nazionali senza però pagare le tasse giuste e in questo modo fanno concorrenza sleale a tanti piccoli commercianti e operatori che, invece, pagano le imposte regolarmente. Con la web tax, il governo francese mira a creare maggior equilibrio e anche a intascare circa 500 milioni di euro all’anno. Come spiegato da Le Maire, infatti, a partire dal prossimo anno saranno tassati i ricavi generati “dalla pubblicità, dalle piattaforme e dalla vendita di dati personali”.
E l’Italia? Nella manovra 2019, il governo ha ipotizzato una web tax da applicare sia alle realtà B2B sia ai servizi erogati nel mercato B2C, dunque direttamente all’utente o al consumatore finale. Nel mirino, quindi, colossi come Google, Apple e Microsoft, ma anche Netflix, Spotify e Amazon con la sua piattaforma Prime, che vendono contenuti streaming direttamente ai consumatori. Senza dimenticare Facebook. Al momento, però, non c’è alcuna certezza, nemmeno sulla percentuale di tassazione: se il leghista Giulio Cenetemero ha proposto di raddoppiare il prelievo previsto dalla vecchia legge di Bilancio, passando dal 3 al 6%, Luigi di Maio ha addirittura espresso parere negativo, dicendo che secondo lui la web tax non andrebbe fatta. Favorevole, invece, Francesco Boccia, deputato PD e candidato alla segreteria del Partito Democratico. “Far pagare le imposte indirette e dirette alle multinazionali del web significa dare un messaggio molto chiaro: tutte le imprese sono uguali davanti al fisco. Oggi non è ancora così, nonostante le battaglie parlamentari fatte” ha affermato. “La Lega resta silente e il M5S connivente con le lobby della rete come avviene regolarmente dalla loro nascita. Fanno battaglie su tutto, ma quando si toccano i giganti del web diventano invisibili e timidi. Il PD deve far propria questa battaglie di giustizia fiscale. Chiediamo che tutte le risorse della web tax vadano a finanziare il tempo pieno obbligatorio in tutte le scuole”.