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Viaggio nell’Europa dei tagli, tra manovre finanziarie e polemiche
Dalle manifestazioni in Francia, alle reazioni della popolazione britannica per l’austerity del governo Cameron, passando per l’Italia e la sua riforma finanziaria. Un quadro generale delle manovre europee per rimettere a posto i conti pubblici
L’Europa prova a ripartire con poca liquidità e determinazione. Tutti i Paesi europei, Italia compresa, per rimettere a posti i conti pubblici provano manovre correttive severe e poco gradite. Dagli scioperi in Fancia, alle polemiche in Gran Bretagna passando anche per le preoccupazioni italiane. L’agenzia Ansa ha fatto un quadro generale della situazione, con le riforme più importanti, Paese per Paese:
Francia. Il governo di Parigi sta per approvare una contestatissima riforma sulle pensioni che porterà l’eta pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018 e prevede di aumentare i contributi previdenziali del settore pubblico portandoli ai livelli di quello privato. Previsto inoltre l’aumento delle tasse sui redditi. La manovra finanziaria servirà per riportare il deficit al 3% nel 2013 e al 2% nel 2014, ma la popolazione non ha gradito e si è levata un’ondata di scioperi che dura da giorni.
Germania. La manovra 2011-2014 punta a tagliare 80 miliardi di euro: giù le spese sociali di 30 miliardi, gli stipendi dei dipendenti pubblici, tagli alla difesa e via a nuove tasse sul nucleare e sui viaggi aerei, oltre a una tassa sulle transazioni finanziarie.
Gran Bretagna. Radicale la correzione dei conti pubblici del governo conservatore di David Cameron: il piano di austerity da oltre 80 miliardi di sterline farà saltare quasi 500 mila posti di lavoro in quattro anni, un record dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Giù del 25% i bilanci della maggior parte dei ministeri (tranne difesa, sanità, scuola). E nel 2016 sale a 66 anni l’età pensionabile per uomini e donne.
Grecia. Anche Atene ha aumentato l’età pensionabile portandola a 65 anni. Il governo greco ha il primato di provvedimenti per austerità con una prima manovra che ha tagliato 30 miliardi di euro. Le contestazioni non si fermano solo all’età pensionabile, ma si polemizza anche sui salari degli statali (-15%), sullo stop delle tredicesime e quattordicesime e sugli aumenti bloccati fino al 2014 (già bloccati fino al 2012 quelli dei privati). Tra le altre riforme, l’aumento dell’iva di 4 punti (ora è al 23%) e delle accise su sigarette, alcol e benzina. E la finanziaria 2011, che prevede un’ulteriore stretta sul deficit, inciderà anche sui bilanci di difesa e investimenti.
Irlanda. Il salvataggio delle banche è costato al governo irlandese circa un terzo del Pil. In questo momento il governo sta studiando una durissima legge finanziaria, da approvare a dicembre. I 9,2 miliardi di tagli previsti li otterrà con: dal 5 al 15% di riduzione sui salari statali, tagli ai posti pubblici e taglio del budget 2011 per le infrastrutture e degli sgravi sui mutui.
Italia. La manovra estiva di luglio, 24,9 miliardi, prevede un taglio lineare del 10% in tutti i ministeri, alle buste paga di ministri e sottosegretari (non membri del Parlamento), e tagli a Regioni, Province, Comuni ed enti locali. Novità per le pensioni (donne della P.a. in pensione a 65 anni dal 2012), tagli ai costi della politica e blocco dei rinnovi contrattuali e degli stipendi degli statali.
Portogallo. Tra i Paesi a cui Bruxelles ha chiesto più sforzi, è alle prese con una manovra da 5,1 miliardi di euro per il solo 2011. Dopo il primo pacchetto anti-crisi di giugno, Lisbona prevede ulteriori tagli agli stipendi pubblici (-5%), aumenti delle tasse (iva al 23%), riduzione degli sgravi per le imprese, prelievi sulle banche.
Spagna. Il governo socialista spagnolo ha adottato nel 2010 una duplice manovra di austerità: 65 miliardi di euro per ridurre il deficit, congelando fra l’altro salari pubblici e pensioni, e abbattendo la scure su spesa sociale e investimenti. Ma nel 2011 deve tagliare la spesa pubblica del 7,9%, portandola a 122 miliardi di euro (la finanziaria più austera degli ultimi anni) e si concentrerà sui tagli ai ministeri, che subiranno riduzioni di spesa del 16%.