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Tè e caffè battono il vino: sono loro i prodotti made in Italy più esportati

Insieme a cioccolato, spezie e piatti pronti generano un fatturato di 7 miliardi di euro, in crescita del 3,6% rispetto al 2017

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Un po’ a sorpresa, non è il vino il prodotto agroalimentare italiano più esportato nel mondo. Quello che è considerato da tutti come uno dei simboli per eccellenza del made in Italy nel campo food conquista comunque la seconda posizione. A rubargli lo scettro sono cinque outsider (agli occhi dei non esperti): cioccolato, tè, caffè, spezie e piatti pronti, che complessivamente generano un fatturato di 7 miliardi di euro, in crescita del 3,6% rispetto al 2017. A rivelarlo è l’analisi di mercato “L’agroalimentare italiano nel mondo” realizzata da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi in collaborazione con Coldiretti Lombardia e Promos Italia, con lo scopo di costruire una mappa delle rotte del cibo tricolore. Dietro il vino, che vanta un mercato da 6,2 miliardi (per un rialzo del3,3%), troviamo pane, pasta e farinacei, che hanno un valore complessivo di 3,9 miliardi di euro (+2,5%). Bene anche i prodotti lattiero-caseari (+3,2%), la frutta (+2,4%), le carni e i prodotti non lavorati da colture permanenti, tra cui uva, agrumi, che superano i 3 miliardi di euro. Il balzo in avanti più consistente è quello di pane e prodotti di pasticceria, che fanno registrate un ottimo +72%, salendo a 1,2 miliardi; i prodotti per animali, che salgono a +10,5%; e i gelati, con il loro +7,4%.

Complessivamente, l’agroalimentare made in Italy vale 41 miliardi di euro all’anno e in media cresce dell’1,4% annuo. Ma quali sono i mercati maggiori per il nostro export? In prima posizione troviamo la Germania, che è cresciuta dell’1,6% nell’ultimo anno. Medaglia d’argento per la Francia, che fa anche registrate un ottimo +4,3%. Seguono gli Stati Uniti (+4%) e il Regno Unito (+1,6%). I maggiori esportatori italiani sono Cuneo e Verona, con un valore pari a 3 miliardi di euro. Al terzo posto sale Milano con 1,6 miliardi: il +4,4% rispetto al 2017.