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Tassa extra profitti: perché si rischia un nulla di fatto
Diversi i ricorsi sullo strumento che diverse imprese giudicano incostituzionale. Allo Stato, finora, solo 1 dei 4,2 miliardi attesi a giugno che, con le sanzioni per i ritardatari, potrebbero arrivare a 10,5 miliardi
La tassa sugli extra profitti è già un caso. Con l’aumento dei prezzi di luce e gas la norma avrebbe dovuto compensare i guadagni delle società energetiche – circa 11 mila sul nostro territorio – per sostenere le spese di imprese e famiglie che si sono ritrovate bollette molto più care. La tassa – inizialmente fissata al 10% del fatturato delle aziende e poi portata al 25% – viene calcolata confrontando le operazioni attive e passive realizzate dal 1 ottobre 2021 al 30 aprile 2022 con quelle dello stesso periodo dell’anno precedente; la prima tranche, pari al 40%, sarebbe stata da pagare entro il 30 giugno, la parte restante entro il 30 novembre.
Sarebbe perché dei 4,2 miliardi attesi per la prima tranche, lo Stato ne ha incassato al momento solo uno. Sì, perché moltissime società non hanno ancora pagato, scommettendo sull’incostituzionalità della misura e su diversi vizi formali della norma. I ricorsi, presentati anche da alcune società che hanno versato l’acconto, sono stati presentati all’Autorità per l’Energia e al Tar del Lazio, chiamato a esprimersi il prossimo 8 novembre sulla questione.
Cosa succederà ora? Tre gli scenari descritti da un avvocato dei ricorrenti al quotidiano la Repubblica. Nel primo scenario i giudici potrebbero sospendere l’efficacia della norma e disporre un rinvio alla consulta: in questo caso le aziende non dovrebbero pagare il saldo di fine novembre almeno fino alla pronuncia dell’Alta Corte (circa 12-18 mesi). Nel caso non venisse accolto il ricorso, invece, tutte le società sarebbero chiamate a pagare quanto dovuto: questo porterebbe l’incasso complessivo per lo Stato, sanzioni per i ritardatari incluse, a oltre 10,5 miliardi. Nel terzo scenario, il Tar rinvia alla Consulta senza sospendere la norma: in questo caso la tassa dovrà essere pagata e, nel caso, si aspetterà il rimborso. I tempi, si legge su la Repubblica, non saranno brevi e il rischio è che “tutto si concluda come con la Robin Tax del 2008-2014, dichiarata incostituzionale nel 2015 con il principio dell’ex nunc: in sostanza, niente rimborsi di quanto versato prima della sentenza. Sarà anche per questo che le imprese non stanno pagando?”
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