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Quanto ci costa (davvero) salvare le banche venete

Subito 5,2 miliardi, ma il conto potrebbe arrivare a 17. Nessun impatto sul deficit, garantisce il governo, ma il rapporto debito/Pil peggiorerà dell’1%

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Arriva il salvataggio delle banche venete. Con un decreto del governo elaborato in tutta fretta, il consiglio dei ministri ha varato il passaggio a Intesa Sanpaolo per un euro delle “nuove” Veneto Banca e Popolare di Vicenza. E con il placet dell’Unione Europea. Ma quanto costerà agli italiani il salvataggio dei due istituti?

QUANTO CI COSTA SALVARE LE BANCHE VENETE?

L’operazione costerà allo Stato 5,2 miliardi di euro subito, che potranno essere però in parte recuperati dalla vendita dei crediti deteriorati (18 miliardi che usciranno dal sistema). Un miliardo servirà solo a gestire i 4 mila esuberi previsti dal piano. Ben più pesante potrebbe essere il costo finale che sfiorerà i 17 miliardi. Non ci saranno misure che aggraveranno il deficit, assicura il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ma la spesa verrà scaricata sul rapporto debito/pil che peggiorerà dell’1%.

«Il governo ha approvato il decreto legge che consente il salvataggio delle due banche venete e consentirà di rassicurare e stabilizzare la situazione», è stato l’annuncio del premier Paolo Gentiloni. La crisi delle banche venete risale a prima della crisi e «ha raggiunto livelli che hanno reso necessario un intervento di salvataggio, per evitare i rischi evidenti a tutti di un fallimento disordinato». Per quanto riguarda i risparmiatori, i conti correnti sono protetti e i detentori di debito senior non dovranno contribuire al burden sharing. Azionisti e detentori di debito subordinati «hanno pienamente contribuito», scrive invece Bruxelles dando il via libera all’aiuto di Stato per «evitare turbolenze economiche nel Veneto».

CHE SUCCEDE AI RISPARMIATORI

Si prevede, tuttavia, un meccanismo per indennizzare i piccoli risparmiatori detentori di 200 milioni di bond subordinati: la legge prevede un indennizzo all’80%, ma Intesa dovrebbe coprire anche il restante 20%. «Vorrei che le persone che fanno critiche, mi dicessero qual era l’alternativa migliore, perché io francamente non la vedo. L’unica alternativa era la liquidazione disordinata o lo spezzatino», chiosa Padoan.