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Marchionne: “Impegno Fiat in Italia è chiaro. Si cambi atteggiamento”

L’ad Fiat commenta il trattamento ricevuto negli Stati Uniti dopo il piano Chrysler: “la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare”. Il Lingotto pronto a prendersi anche la quota canadese di Chrysler

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Oltreoceano Sergio Marchionne viene osannato come l’uomo che ha saputo risollevare un colosso dalla bancarotta, colui che ha permesso a Chrysler di rimborsare un debito da 7,6 miliardi di dollari con sei anni di anticipo; in Italia è visto come il manager che vuole rompere gli accordi con Confindustria, ridisegnare i contratti (penalizzando i lavoratori) e portare un gruppo come Fiat negli Stati Uniti. Ma le critiche non fermano l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler che assicura: “quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là, è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l’atteggiamento”. Un messaggio lanciato dal workshop del Consiglio per le relazioni Italia-Stati Uniti a Venezia (di cui Marchionne è presidente), ma che viene in parte ribadito anche da Torino a margine della festa dei Carabinieri. Negli Stati Uniti “la gente ringrazia per quello che è stato fatto, invece di insultare”, afferma Marchionne rispondendo alle critiche dei sindacati italiani tra cui quello del leader della Cgil, Susanna Camusso che ha invitato Marchionne a rispettare gli impegni “come fa in America e noi lo aiuteremo”. Per Camusso non va cambiato solo l’atteggiamento, ma “l’intero scenario. Il rilancio di un’azienda non è in contrapposizione con i diritti delle persone che vi lavorano. Se Fiat manterrà i suoi impegni, noi faremo la nostra parte su turni e produzione, come già fatto molte altre volte”. Marchionne ringrazia per l’offerta e risponde: “Se apertura è risolvere i problemi e portare avanti gli obiettivi sono totalmente in linea, altri tipi di apertura non mi interessano, faccio il metalmeccanico”.Inevitabile, poi, tornare a parlare di Chrysler anche in virtù dell’offerta fatta da Fiat al governo canadese per acquistare la sua quota pari all’1,7%, valore circa 125 milioni di dollari. L’offerta, spiega Marchionne, è stata fatta. Ora bisogna attendere la risposta del Canada. Ma il nuovo colosso Fiat-Chrysler che testa avrà? Italiana o statunitense? “L’impegno della Fiat in Italia è chiaro, non abbiamo cambiato idea, stiamo cercando di fare del nostro meglio – afferma l’ad che sul trasferimento spiega – Non è una priorità quest’anno, il problema non è sulla mia scrivania. La vera questione è lavorare sull’integrazione e la leadership. Dobbiamo fare dei cambiamenti a breve, sarà un’estate molto impegnativa. Dobbiamo trovare una soluzione per la corporate governance che tenga presente che abbiamo una grande entità negli Stati Uniti che produrrà nel Paese tante auto quante la Fiat ne produce nel mondo”.

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