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Le riforme? Valgono 1,9 punti di pil

A dirlo è uno studio di Confindustria: in dieci anni si potrebbe fare meglio di Francia e Germania

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Matteo, stai sereno, ma pensa alle riforme. Dopo la tirata d’orecchie del commissario Ue Jyrki Katainen, anche Confindustria spinge il governo a stringere i tempi sulle riforme.

Più che la flessibilità, un’ondata di profonda innovazione potrebbe portare all’innalzamento del pil di 1,9 in cinque anni. Addirittura di 4,6 nel prossimo decennio, meglio di quanto si attendono Irlanda (4,5), Francia (4) e Germania (2,3). Meglio potrebbero fare solo Grecia (addirittura 15 punti da qui al 2024) e Spagna (5).

Apertura dei mercati alla concorrenza, fisco, lavoro, e investimenti in ricerca e sviluppo (col credito d’imposta): questa la ricetta di viale dell’Astronomia. «I ritardi dell’Italia sono così ampi che i benefici che si possono ottenere colmandone anche solo la metà», l’avviso di Confindustria. Una leva decisiva potrebbe essere il coinvolgimento nel mondo del lavoro degli inattivi, delle donne (+0,7 in cinque anni) e over 60.

Ma c’è anche una soluzione già pronta: spostare la tassazione dal lavoro al consumo garantirebbe di per sé un aumento del pil di 0,4 punti. E senza costi per lo Stato.

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