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La Camera taglia, stipendi più leggeri per manager e deputati

Montecitorio blocca gli aumenti di stipendio, mentre i dirigenti pubblici non potranno guadagnare più del primo presidente della Corte di Cassazione. Ora tocca al Senato

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Ufficialmente è un taglio dei costi, in pratica si tratta di una rinuncia a un aumento da 1.300 euro lordi in busta paga che sarebbe scattato con il passaggio dal vitalizio al sistema contributivo pro rata (vedi box in fondo all’articolo). Il risultato, però, è lo stesso: la Camera ha effettuato un taglio agli stipendi dei deputati che da oggi guadagneranno qualcosa di meno. La misura, annunciata dall’ufficio di presidenza della Camera, verrà decisa in maniera analoga anche dal Senato: le due Camere hanno infatti deciso di procedere in parallelo per evitare disparità nei trattamenti di deputati e senatori.I tagli ai costi della macchina statale riguarderanno anche i manager pubblici. Un decreto del governo ha infatti approvato lo schema di provvedimento sui limiti massimi degli stipendi dei dipendenti dello Stato stabilendo che nessuno potrà superare il trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di Cassazione. Senza deroghe per nessuno. Approvato anche un taglio delle indennità di ufficio per le figure di vertice di Montecitorio (dal presidente della Camera ai vicepresidenti, questori e presidenti delle Commissioni parlamentari.

Costi della politica, cosa cambia a Montecitorio

Stipendi: 1.300 euro lordi (700 netti) in meno, o meglio la rinuncia all’aumento che sarebbe scattato con il passaggio dai vitalizi al trattamento fiscale dei versamenti contributivi. Nel caso dei vitalizi, infatti, la trattenuta veniva tassata mentre i versamenti contributivi sono esentasse. La somma risparmiata non sarà restituita, ma verrà depositata in un fondo a tutela di eventuali ricorsi o spese straordinarie.

Pensione a 65 anni: per accedere alla pensione i deputati dovranno aver raggiunto un periodo contributivo di almeno 5 anni. Per ogni anno di mandato ulteriore l’età è diminuita di un anno, ma fino a 60 anni).

Sistema contributivo anche per i dipendenti di Montecitorio: non solo i deputati, anche coloro che lavorano all’interno della Camera dei deputati passano al sistema pensionistico contributivo pro-rata. L’età pensionabile si innalza a 66 anni (67 dal 2021), La pensione anticipata si raggiunge invece con 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne.

Contributo forfetario: i 3.690 euro previsti restano per metà a forfait, mentre il resto dovrà essere giustificato con fatture e contratti ai collaboratori parlamentari (portaborse). “Entro un mese – annuncia inoltre il questore della Camera, Antonio Mazzocchi – presenteremo una proposta di legge per regolamentare la figura dei cosiddetti portaborse”.

Indennità d’ufficio: Taglio del 10% sulle indennità d’ufficio che percepiscono in più i deputati per ricoprire cariche istituzionali interne (dai mille ai 4 mila euro). I tagli riguardano le figure di vertice di Montecitorio, dal presidente della Camera ai vicepresidenti, dai questori ai presidenti delle Commissioni parlamentari).