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Italia: ripartenza iniziata, ma la crisi sarà superata (forse) nel 2023

Dopo la caduta del primo semestre 2020, le previsioni macroeconomiche Prometeia registrano un rimbalzo nel terzo trimestre. “Serve un utilizzo efficace dei fondi Ue”

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La buona notizia è che l’economia italiana è ripartita. Quella cattiva è che gli effetti dell’inevitabile lockdown e della pandemia globale causata dal virus Covid-19 si faranno sentire ancora a lungo. È quanto stima la società di consulenza Prometeia, che ha appena pubblicato le previsioni macroeconomiche sull’Italia, con un focus anche sull’andamento economico fuori dalla Penisola.

Dopo la pesante caduta dei primi sei mesi dell’anno (che porteranno l’Italia a chiudere il 2020 con un Pil in calo del 9,6%), i dati congiunturali confermano un rimbalzo nel terzo trimestre grazie a tutte le componenti della domanda, dalla spesa delle famiglie alle esportazioni. L’Italia è entrata in fase di ripresa, si sottolinea nel report di Prometeia, ma il Pil recupererà i livelli pre-pandemia non prima del 2023.

Italia: i settori più e meno esposti al Covid-19

Tra i settori più esposti alla crisi economica causata dalla pandemia, servizi come l’alloggio, la ristorazione, l’intrattenimento perderanno a fine anno tra il 30% e il 35% del valore aggiunto. Meno penalizzati, ma anch’essi in territorio negativo, telecomunicazioni, utility e l’intermediazione finanziaria. Differenze anche all’interno dell’industria: l’automotive sarà tra i settori più penalizzati chiudendo il 2020 con una caduta del valore aggiunto nell’ordine del 35%, mentre saranno i settori che producono beni essenziali, come la farmaceutica e l’alimentare, a presentare la performance migliore. Nel 2021 il valore aggiunto di tutti i macro-settori tornerà positivo. Industria e costruzioni traineranno la ripresa del Pil, che tuttavia rimarrà ancora distante dal valore pre-Covid dell’1,7%.

Italia e fondi europei per la ripartenza: 207 miliardi da usare bene

Dopo la prima risposta alla crisi da parte del governo – con uno stimolo fiscale di 100 miliardi di euro – e della Bce, il focus ora è sull’utilizzo dei fondi europei, che per l’Italia ammontano a 207 miliardi tra il 2021 e il 2027. Con un primo accesso ai fondi nella seconda parte dell’anno prossimo, e un probabile utilizzo del 70% delle risorse a disposizione (145 miliardi, per le storiche difficoltà di programmazione e implementazione da parte del sistema Italia), Prometeia stima in 1,7 punti percentuali l’impatto aggiuntivo del Next Generation EU sul Pil dell’Italia al 2023. Un contributo che darà comunque un forte impulso agli investimenti pubblici e privati: dopo il -12,1% di quest’anno, Prometeia prevede un +10,5% nel 2021.

Visto però il probabile mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità dei fondi del Next Generation EU all’inizio del prossimo anno, secondo Prometeia sarà opportuno accedere anche al Mes, che permetterebbe di risparmiare in spesa per interessi.

Gli effetti sui conti pubblici implicherebbero un maggiore disavanzo di circa mezzo punto percentuale ogni anno, ma i bassi tassi di interesse e la maggiore crescita consentirebbero una riduzione del rapporto debito/Pil, dal 158% nel 2020 al 152% nel 2023.

Covid-19: i contagi frenano l’ottimismo. Cina già ai livelli pre-crisi

Il Pil mondiale chiuderà il 2020 a -5,9%. In Europa e Stati Uniti la fiducia di famiglie e imprese è migliorata, ma il recente aumento dei contagi frena l’ottimismo. In Cina, invece, l’attività ha già raggiunto i livelli pre-crisi. A destare maggiori preoccupazioni sono i Paesi emergenti, alle prese con una recessione più profonda di quanto prospettato fino a pochi mesi fa: oltre ai vincoli strutturali dei sistemi sanitari nazionali, manca lo spazio per politiche economiche efficaci a contrastare la crisi. Un esempio su tutti: l’India sperimenterà una tra le peggiori recessioni (-13,5%).

Negli Stati Uniti (Pil 2020: -4,2%) lo stimolo fiscale e monetario- superiore a quello attivato durante la crisi del 2008 – ha fortemente supportato la domanda, che ha visto anche una ricomposizione della spesa delle famiglie (da intrattenimento, turismo e trasporti, a settori come online e spese per la casa). Rimangono dubbi, però, sulla tenuta della domanda nei mesi finali dell’anno, per il venire meno di parte dello stimolo fiscale e per l’intensità dei contagi.

La Cina, grazie alla crescita dell’industria sarà l’unica tra le grandi economie a chiudere l’anno con il segno più (Pil 2020: +1,6%). È uno dei pochi Paesi che di recente ha dato una spinta positiva al commercio mondiale, ma non ne eviterà la debacle nel 2020 (-13,4%). A Pechino tornano a crescere anche consumi e investimenti, ma restano i rischi legati alle relazioni con gli Usa, soprattutto sul lato commerciale e degli investimenti diretti.

Nell’area euro (Pil 2020: -8%), il Next Generation EU avrà un effetto sul Pil al 2023 di +0,8 punti percentuali, meno della metà rispetto all’impatto sull’Italia. Le economie di tutti i principali paesi da maggio sono entrate in una fase di recupero, che potrebbe però essere compromessa da una recrudescenza della diffusione del virus.

Sul fronte delle banche centrali, l’atteggiamento ultra accomodante continuerà. Fed e Bce terranno a zero i tassi di policy fino al 2023. La Fed ha aperto le porte a un’inflazione temporaneamente superiore al 2%, con un effetto per ora contenuto sulle aspettative di incremento dei prezzi. In Europa Prometeia prevede che la Bce rafforzerà gli acquisti titoli in ambito Pepp (Pandemic Emergency Purchase Program) di altri 300 miliardi di euro, prolungando il programma fino alla fine del 2021.

L’attuale disallineamento di stance tra le banche centrali di Washington e Francoforte porterà l’euro-dollaro a quota 1,20 in media nel quarto trimestre. Dalle simulazioni Prometeia emerge che un apprezzamento effettivo nominale dell’euro del 10% ha un impatto negativo su Pil e inflazione dell’Eurozona a un anno di 0,5 e 0,7 punti percentuali, rispettivamente. Superata l’incertezza legata alle elezioni americane e con il rafforzamento del programma di acquisto titoli della Bce, tuttavia, Prometeia prevede che nel 2021 l’euro-dollaro torni sui livelli del 2019.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay