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Industria 4.0: per l’Italia piano da 13 miliardi di euro

Il progetto del governo: le risorse pubbliche dovrebbero attirare 24 miliardi di euro di investimenti privati. Coinvolte anche le università italiane

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Si chiama Industria 4.0 ed è il nuovo piano, da 13 miliardi di euro, stanziato dal governo per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. La somma verrà erogata nell’arco di otto anni: dal 2017 al 2024. In particolare dall’anno prossimo verranno attivate una serie di misure, tra cui la proroga del super-ammortamento al 140%, già contenuto nella finanziaria 2016; introduzione di un iper-ammortamento al 250% per gli investimenti nell’industria 4.0; innalzamento del credito d’imposta dal 25% al 50% su spese in ricerca e sviluppo superiori alla media dell’ultimo triennio.

RISCHI E INCOGNITE DELL’INDUSTRIA 4.0

INVESTIMENTI PRIVATI. Le stime del governo prevedono che a questi 13 miliardi di risorse pubbliche si aggiungeranno 24 miliardi di investimenti privati. In particolare, di questi 24 miliardi, 10 miliardi saranno destinati a incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni 4.0; 11,3 miliardi serviranno a incrementare la spesa dei privati in ricerca, sviluppo e innovazione, mentre i restanti 2,6 miliardi alimenteranno le casse finanziarie per start up, progetti early stage e operazioni di venture capital. «Oggi ci impegniamo sul raggiungimento di risultati concreti», commenta il premier Matteo Renzi. «Non è detto che riusciremo a centrarli tutti, ma sono numeri su cui tra sei mesi si potrà fare, anche grazie al vostro aiuto una verifica spietata. Tutto ciò implica un cambio totale nella nostra modalità d’azione, ma presuppone anche un nuovo ruolo per gli imprenditori».

LE CINQUE DIRETTRICI. Il Piano industria 4.0 si propone cinque direttrici: operare in una logica di neutralità tecnologica; intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali; operare sui fattori abilitanti, dando priorità alla banda larga e alle aree grigie; orientare su strumenti esistenti per favorire il salto tecnologico e la produttività; coordinare i principali stakeholder senza ricoprire un ruolo dirigista. « È una sfida culturale, politica oltre che economica», spiega il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, «nel piano c’è dentro la fiducia nelle imprese, in nessuna delle slide c’è scritto dove investire, siete voi a scegliere come e dove, noi vi mettiamo a disposizione gli strumenti, l’altro pezzo di strada lo dovete fare voi».

LA FORMAZIONE. Il piano prevede poi lo stanziamento di 900 milioni per la formazione. Di questi, 700 milioni sarebbero pubblici e 200 milioni privati e daranno vita a corsi di manifattura 4.0 a scuola, corsi di studi digitali, pensiero computazione alle elementari, nonché a una riforma degli istituti tecnici e nuove specializzazioni universitarie. Gli atenei italiani svolgeranno inoltre una funzione di centro di ricerca per le aziende: tra le realtà già coinvolte, il Politecnico di Milano, Torino e Bari. L’obiettivo è avere 200 mila studenti e 3 mila manager specializzati sui temi dell’Industria 4.0, raddoppiando il numero degli iscritti agli istituti tecnici superiori focalizzati su questo tema.

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L'intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi alla presentazione del Piano nazionale Industria 4.0