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I soldi non fanno la felicità. O forse sì
Secondo un’indagine internazionale realizzata da Ing, la tranquillità sul fronte dei propri risparmi va di pari passo con una vita serena
«I soldi non fanno la felicità», ma non averli rende più infelici. È quanto sembra emergere dall’ultima Indagine Internazionale sul risparmio realizzata da Ing su di un campione di 15 mila risparmiatori in Europa, Stati Uniti e Australia, di cui mille italiani. Lo studio, che indaga la correlazione tra risparmi e felicità mostra come nella maggioranza dei casi (67%), gli italiani che si dichiarano infelici esprimono anche un disagio rispetto i propri risparmi. Parallelamente, fra coloro che si dichiarano felici sono più frequenti le persone con un buon confort sul proprio livello di risparmi (40%) o che si dichiarano neutrali rispetto ad esso (43%), mentre sono solo il 18% gli italiani felici nonostante un dichiarato disagio sul fronte economico.
E la questione portafogli influisce, come prevedibile, anche sulla vita amorosa. La ricerca evidenzia infatti una stretta correlazione nelle coppie tra la scelta di condividere i propri risparmi (fatta nel 54% dei casi) e la felicità: gli innamorati che nella vita si dichiarano felici in sei casi su dieci hanno scelto di mettere in comune i propri averi, mentre solo il 24% di chi afferma di essere appagato sceglie per il budget di coppia una collocazione separata. Non solo, nel nostro Paese come nel resto d’Europa, la maggioranza dei nuclei familiari (con o senza figli) ritiene che sarebbe utile fissare degli incontri periodici di discussione del budget familiare. Le discussioni sulle finanze in comune porterebbero benefici secondo i rispondenti, oltre che all’alfabetizzazione finanziaria, nelle dinamiche di coppia (70%) e per le finanze stesse (73%).
Lo studio infine conferma la fama degli italiani quali buoni risparmiatori: solo uno su quattro ammette di non avere risorse accantonate. Quando a corto di liquidità, gli abitanti del Belpaese, pur confermandosi relativamente poco propensi a indebitarsi, dichiarano di ricorrere soprattutto a prestiti personali (23%); chiaramente meno frequente il ricorso a carte di credito (10%), scoperto di conto corrente (8%) e aiuto di amici e parenti (7%).
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