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Il made in Italy? Parla straniero

Sempre più ditte tricolori hanno come titolari persone nate all’estero. Solo nel 2013 sono cresciute di 50 mila unità

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Non sono più gli italiani a tramandarsi, di generazione in generazione, i segreti delle arti e le competenze manuali. Bensì gli stranieri insediatisi nel Bel paese.

Stando infatti a uno studio redatto per Il Corriere della Sera dalla Fondazione Leone Moressa, sempre più società leader del made in Italy sono guidate da stranieri. Per la precisione, su 6 milioni di imprese, 497 mila sono condotte da persone nate all’estero (8,2%).

Inoltre se nel 2013 le ditte straniere sono aumentate di 50mila unità, quelle del territorio sono scese di ben 18mila unità. E questo avverrebbe sia nel settore manifatturiero quanto nel tessile, nel calzaturiero, nell’oreficeria e nel metalmeccanico.

Tra gli esempi citati, spiccano la massiccia presenza di ditte di pelli guidate da cinesi nel Valdarno Superiore (pari al 37,9%), e l’aumento vertiginosi si orafi pakistani e bangladesi nel distretto di Arezzo: +27,6% in cinque anni, a fronte di una diminuzione delle imprese guidate da italiani. Inoltre, nel porfido trentino e nella metalmeccanica del Canavese primeggiano rispettivamente le persone provenienti dalla Macedonia (42,2%) e dalla Romania (25,6%).

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