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Il crac della Lehman Brothers ha cambiato il mondo, più di Osama bin Laden

Può l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 aver influito meno della crisi finanziaria sfociata il 15 settembre 2008? Certamente sì, ecco perché…

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L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 che ha raso al suolo le Torri Gemelle è stato un evento epocale, ma mai quanto il crack finanziario del 15 settembre 2008 della Lehman Brothers che ha innescato una nuova Grande Depressione: una crisi finanziaria globale che ha segnato il graduale declino degli Stati Uniti e l’ascesa della Cina. E’ questa la tesi dell’editorialista del Financial Times, Gideon Rachman secondo cui la crisi del 15/09 ha cambiato il mondo più di quella dell’11/09. E’ vero, l’attacco di Osama Bin Laden al cuore di New York ha scosso profondamente l’animo statunitense portandolo – sostiene Rachman – a una lotta contro l’islamismo militante e a una “guerra al terrore” (in Afghanistan e in Iraq) che continua ancora oggi; mentre i peggiori timori della crisi finanziaria non si sono realizzati. Non c’è stata la Grande Depressione, la crescita economica è ritornata e la globalizzazione non ha fatto marcia indietro. Tuttavia per l’opinionista del Financial Times la crisi finanziaria si rivelerà il vero punto di svolta, non solo per l’economia, ma anche per la geopolitica.Gli attacchi a New York e Washington nel 2001 non avevano scosso il dominio degli Stati Uniti, anzi lo avevano riaffermato sia dal punto di vista politico che economico. “ Nel periodo immediatamente successivo alla guerra in Iraq e Afghanistan – scrive Rachman – , la Casa Bianca di George W. Bush ei suoi sostenitori erano più che mai fiduciosi nella potenza degli Usa. Ma la crisi finanziaria ha cambiato questo presupposto, quasi certamente per sempre. Ora gli Stati Uniti sono più consapevoli dei limiti del proprio potere e anche più consapevoli dei punti di forza dei propri rivali”. Cina e l’Asia emergente, però, sono emerse più rapidamente dalla crisi rispetto agli Usa e al mondo occidentale.La crisi finanziaria ha fatto capire agli americani che la ‘sfida cinese’ non è qualcosa che riguarda un futuro lontano, ma “sta accadendo qui e ora”. Affinché avvenga il sorpasso nei confronti degli Stati Uniti si dovrà attendere ancora 15 anni o più, ma per molti aspetti, sottolinea Rachman, “la Cina è già preminente. Ha le più grandi riserve di valuta al mondo, è il maggior esportatore a livello globale. Inoltre – aggiunge – è il più grande mercato per i veicoli a motore, il più grande produttore di acciaio e gas serra e il principale partner commerciale di altre importanti economie emergenti, come India e Brasile”.Per il momento gli Usa rimangono la potenza dominante anche sul Pacifico, “il cortile della Cina”. Ma è probabile, sottolinea Rachman, che nei prossimi anni l’egemonia cinese nell’oceano condiviso emergerà. “Questo nuovo senso di rivalità sta già aumentando le tensioni tra Stati Uniti e Cina, ne sono un esempio gli sforzi per spingere il Congresso a leggi più protezionistiche”. L’editorialista del Financial Times conclude sottolineando come il 21 esimo secolo sarà “il secolo dell’Asia”. Questa trasformazione economica “era avviata prima della crisi, ma la crisi finanziaria sarà ricordata come il momento che ha rivelato e accelerato l’erosione del dominio occidentale. Questo è il motivo per cui il 15/9 conterà di più dell’11/9″.

Per leggere l’analisi del Financial Times clicca qui

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L'articolo pubblicato dal Financial Times