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Export, digitalizzazione e sostenibilità: così ripartono le aziende
Questi i tre pilastri per la ripresa secondo lo studio Ipsos “Covid19 e imprese”
Export, digitalizzazione e sostenibilità sono tre pilastri attraverso i quali passerà il cambiamento nel periodo post pandemia. Per tutti questi aspetti è fondamentale che le aziende abbiano la giusta formazione e competenze, e che sappiano favorire il coinvolgimento dei dipendenti per affrontare le sfide future. È quanto emerge dalla ricerca “Covid-19 e imprese: conoscere per competere al meglio”, condotta da Ipsos indagando 400 imprese italiane e presentata nel corso del webinar “Post Covid-19 e imprese” promosso da Comitato Leonardo in partnership con Ipsos, Intesa Sanpaolo, Adecco, CRIET-Università Bicocca.
Dall’analisi sullo stato attuale, a una prima evidenza risulta che la salute delle aziende italiane è in miglioramento. A conferma di tale dato si osserva come le opportunità per le imprese siano maggiori dei rischi. Infatti per il 61% degli intervistati ci sono maggiori opportunità, contro il 26% che vede più rischi. Le opportunità sono poi molto più diffuse per quelle aziende maggiormente votate all’export (66%). La maggior parte degli intervistati indicano come possibilità di sviluppo la digitalizzazione e, a seguire, il lancio di nuovi prodotti e servizi.
L’export giocherà un ruolo significativo, non solo per le aziende che già esportano, ma anche per quelle locali. Infatti il 37% delle imprese prevede che nei prossimi 12 mesi aumenteranno gli scambi con i paesi esteri. Tale percentuale arriva a toccare il 49% per quelle aziende già votate alle esportazioni. L’immagine del nostro Paese all’estero è positiva e gli stessi produttori italiani prediligono il Made in Italy ai concorrenti internazionali, consapevoli di quanto possa competere a livello mondiale. Accelera poi l’e-commerce, strumento maggiormente diffuso tra le imprese che esportano, il 45% lo gestisce direttamente, attraverso il proprio sito, e il 25% operando sui principali market place.
Anche per quanto riguarda la domanda si notano i segni di un mutato scenario: il 25% delle aziende intervistate, dopo aver subito una contrazione nei mesi scorsi, prevede una ripresa; il 30% afferma che nei prossimi 6 mesi rimarrà costante, ma cambierà nelle forme e nei canali. Infine, il 29% prevede una contrazione solo in determinate aree, mentre crescerà in altre e solo il 12% si aspetta una contrazione abbastanza diffusa.
Un altro indicatore del miglioramento dello stato di salute delle imprese è dato dal focus sugli incentivi da parte dello Stato. Rispetto al 2020 diminuisce l’interesse verso misure di sostegno economico come ammortizzatori sociali e cassa integrazione per i dipendenti (29%), fondi di garanzia di garanzia (25%), sospensione del pagamento di rate di mutui e finanziamenti (21%). Aumenta invece l’interesse verso provvedimenti come gli sgravi per le nuove assunzioni (53%) e per assunzioni di personale di primo impiego, o under 35 (44%).
Nella seconda parte della ricerca si delinea poi un nuovo modo di fare business. I cambiamenti nel modo di fare impresa saranno diffusi: il 56% degli intervistati cercheranno di gestirli in maniera graduale, a differenza del 14% che prevede un cambio radicale. Il 24% cercherà di tornare alla normalità precedente e solo il 7% afferma che non intende cambiare strategia.
In questo nuovo scenario gli investimenti prioritari saranno nel processo produttivo (58%), nella digitalizzazione (52%), nella ricerca e innovazione di prodotto (40%), nella formazione del personale (40%), in marketing e comunicazione (33%) e nelle soluzioni sostenibili (29%). In particolare crescono gli investimenti in sostenibilità (+7% rispetto al 2020), sia per le aziende internazionali, sia per quelle locali, piccole e grandi.
Lo studio infine delinea come le aziende garantiranno il livello di coinvolgimento del cliente nel post Covid. Gli aspetti su cui gli esperti di marketing dovranno destinare maggiore attenzione sono una targhettizzazione sempre più personalizzata (43%), per la quale saranno sviluppate app e strumenti di relazione diretta col consumatore (38%) e ci saranno maggiori investimenti nel CRM (31%); aumenterà l’attenzione ai servizi a corredo dell’offerta (29%), servizi nel post vendita (28%) e più attenzione alla qualità (26%) specie per le imprese che esportano. La strategia della comunicazione si concentrerà sui valori e l’impegno sociale dei brand (47%), ma torna in primo piano il prodotto (+13% rispetto al 2020). Un ruolo sempre più centrale avranno i top manager e la loro capacità di leadership in questa fase di grande cambiamento, in cui saranno sempre più protagonisti, per affermare vision aziendale e per l’employer branding.
Credits Images:Foto di mohamed Hassan da Pixabay