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Cosa dovevamo imparare dall’Irlanda?

Il modello di Dublino ha rischiato di far fallire l’euro. Ma piaceva a tutti. Fino a pochi anni fa giornali, economisti e centri studi esaltavano il modello della “tigre celtica”. Che oggi è al collasso. (ovviamente nessuno ha detto: mi sono sbagliato)

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Vi ricordate? La chiamavano “La Tigre Celtica”. Fino a quattro anni fa non c’era editorialista che rinunciava a esercitarsi sulla lezione che l’Irlanda dava al resto del mondo, Europa prima fra tutti e Italia innanzitutto. Sappiamo come è finita: la crisi economica della Tigre ha rischiato seriamente di mandare in soffitta l’euro, ha costretto l’Europa, tutta l’Europa, a mettere mano al portafoglio per salvarla dal crack. Letteralmente. Salvata da chi avrebbe dovuto seguirla sulla strada del disastro.Spiace dirlo, ma il caso irlandese dimostra che ancora una volta le previsioni di troppi economisti si sono rivelate bolle di sapone. A partire dall’appellativo di “Tigre Celtica”, scelto proprio dalla stampa internazionale per dare bene l’idea dell’aggressività “asiatica” del Paese del Nord Europa.Era il 22 maggio del 2001 quando Fabrizio Galimberti sul Sole24Ore proponeva un’analisi sull’imminente boom irlandese dal titolo significativo: “Irlanda, quando l’inflazione è una cura”. «L’Irlanda cresce perché ha adottato le politiche giuste», scriveva Galimberti, bollando come «politica dei paraocchi» quella della Commissione europea, colpevole di sollevare dubbi sul tasso d’inflazione al 6%. Ma tant’è, il pil procapite schizza in alto e la disoccupazione crolla, quindi viva l’Irlanda. Cinque anni dopo, il 5 maggio 2006, è Guido Gentili sempre dalle colonne del Sole (“Italia in Europa pensando all’Irlanda”) a suggerire al governo Prodi di seguire l’esempio irlandese per agganciare la ripresa. Così infatti recita uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, a cura di Marco Seminerio, che ribadisce come il vecchio continente potrà crescere a ritmi del 4-5% nei prossimi decenni se seguirà il modello della Tigre Celtica, passata in 18 anni dal 22° al 4° posto nella classifica Ocse della prosperità economica. Ritornando indietro di qualche anno, ma cambiando testata, il 4 aprile del 2001 era ItaliaOggi a lanciare un titolo che oggi fa venire i brividi: “Irlanda e Spagna. Due esempi per l’Italia”. Nell’articolo di Giuseppe Pennisi si fa riferimento al terzo rapporto della serie “Monitoring european central bank” del Center for european policy research (Cepr) di Londra. Manco a dirlo, al progetto ha preso parte il fior fiore degli economisti di mezzo mondo, da Harvard, Mit, Bocconi, università Pompeo Fabbra di Barcellona. Lo studio porta la firma di Francesco Gavazzi (Bocconi) e Harald Uhlig (università Humboldt di Berlino). A ridosso della crisi del debito, il 21 luglio 2007, c’era ancora qualcuno, la Repubblica, che spiegava che nella classifica del reddito procapite in Europa «l’Irlanda è più ricca dell’Italia», per dire che ci siamo fatti superare anche da chi stava nelle retrovie. Il 14 ottobre 2002 La Stampa titola “Irlanda, la valle verde dà lezioni all’Europa”. Insomma, l’Italia fa più o meno schifo ed è meglio che impari da altri, l’Irlanda appunto. Ne erano convinti anche i giornali internazionali: “The Irish economy. A model of success” scrive il 14 ottobre 2004 il settimanale inglese Economist spiegando come l’odiata Europa centrale debba prendere lezioni dalla Tigre. Il 17 marzo 2006 il suggerimento arriva da oltreoceano, con il Wall Street Journal impegnato a spiegare le ragioni del miracolo irlandese (“Eyeing the Irish Tiger”). Il quotidiano francese Le Figaro preannunciava i grandi fasti irlandesi già nel giugno del 1997 (“L’Irlande, un Tigre celtique”), mentre il corrispettivo spagnolo, El Paìs, il 5 dicembre 2004 prevede già quali saranno i nuovi meccanismi messi in atto dalla valle verde per “prolungare” il proprio miracolo economico (“La nuove ruta del Tigre Celta”).Risultato finale: il mito europeo dal quale avremmo dovuto prendere esempio ha fatto crack, e dal 2008 fa i conti con una durissima recessione fatta di borse al collasso, banche nazionalizzate, taglio di retribuzioni ai dipendenti pubblici, azzeramento dei sussidi, e due miliardi di euro da risparmiare nel giro di qualche anno. Con la consueta coda di polemiche, manifestazioni, e clima nazionale da rivolta. Addio, verde Irlanda.

“Italia in Europa pensando all’Irlanda” propone Guido Gentili su Il Sole 24 Ore del 3 maggio 2006 – Il 14 ottobre 2002, La Stampa titola “Irlanda, la verde valle dà lezione all’Europa” – Il 21 luglio 2007 è la Repubblica ad attestare il “sorpasso” in “Reddito pro-capite Ue Irlanda più ricca dell’Italia” – Giuseppe Pennisi su ItaliaOggi propone di seguire il modello Dublino in Irlanda e Spagna. “Due esempi per l’Italia”. È il 4 aprile 2001 – Il Corriere della Sera cita Raffaele Lombardo (Mpa) “Sicilia come l’Irlanda e l’accordo si farà” il 18 febbraio 2008 – “Irlanda, quando l’inflazione è una cura” è l’articolo del Sole 24 Ore del 22 maggio 2001.