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Il 9,3% dei contribuenti versa la metà del gettito

È quello che serve per finanziare il cosiddetto welfare state. Chi sostiene chi?

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In Italia vige un sistema fiscale progressivo, che prevede che non solo come è ovvio chi ha di più versi di più, ma anche che per i redditi più alti la percentuale di tasse, perlomeno di imposte dirette come l’Irpef, da pagare sul reddito sia maggiore. Per esempio per chi supera i 75 mila euro di reddito si arriva al 43%, ovviamente sulla parte eccedente i 75 mila. Al contrario fino a 15 mila euro l’aliquota è del 23%, calcolata per il reddito al di sopra della no tax area, che è ora di 8.174 euro.

L’effetto è una grande sproporzione tra la percentuale di contribuenti che fanno parte di un determinato scaglione di reddito e quella del gettito Irpef che da tale scaglione si origina.

Come si vede nell’infografica, in cui si considera l’imposta netta, totale, dopo avere quindi tolto le detrazioni (per esempio per i figli a carico) quasi metà del gettito, 81,2 miliardi su 164,2, il 49,4%, proviene da quei soli 3,9 milioni di contribuenti, il 9,3%, che dichiarano più di 40 mila euro. In particolare una parte rilevante delle imposte nette, il 19,3%, è versata solo dall’1,2%, da quel mezzo milione di quanti dichiarano più di 100 mila euro.

Al contrario costituiscono il 30,5% di tutti i contribuenti quei 12,6 milioni di italiani che rimangono sotto i 10 mila euro l’anno, e che sono quasi tutti sotto la soglia di povertà dunque, e da costoro proviene solo lo 0,8% del gettito complessivo.

Un’altra metà del gettito Irpef proviene dalla fascia 10-40 mila euro

Vi è poi una fascia medio-bassa, che in Italia rappresenta la maggioranza dei contribuenti, il 60,2%, e che riguarda coloro che dichiarano tra i 10 mila e i 40 mila, che è responsabile del versamento di un’altra metà (o quasi) del gettito Irpef, il 49,8%.

Tra questi il gruppo più nutrito è composto da quanti sono tra i 10 e i 20 mila euro, 11,3 milioni, il 27,3%, che però sono responsabili di solo il 10,4% del gettito.

Sono coloro che sono tra i 20 e i 29 mila euro che vedono un sostanziale pareggio tra percentuale dei contribuenti rappresentata, il 21,4%, e percentuale del gettito, 20,1%. Gli scaglioni più alti sono quelli che in un certo senso invece mantengono quelli più bassi, visto che versano più di quanto ci si aspetterebbe guardando alla loro numerosità. Si tratta di quel 9,3% di italiani con più di 40 mila di reddito, come visto prima, più l’11,5% di quanti si trovano tra 29 e 40 mila euro, il 20,8% nel complesso, che quindi sostiene il 79,2% più povero.

Che il confine tra chi versa una quota di imposta più che proporzionale rispetto al proprio numero sia intorno ai 20-29 mila euro fa riflettere molti. Non è tanto la questione che vi sia una grande progressività che emerge, è così anche in altri Paesi, ma soprattutto l’alta percentuale di quanti rimangono al di sotto dei 10 e 20 mila euro di reddito a fronte di un PIL pro capite da Paese avanzato. Il sospetto naturalmente è che vi sia una evasione diffusa, in particolare in quella fascia, molto grande in Italia, più che nel resto d’Europa, di lavoratori autonomi, professionisti, artigiani, imprenditori.

E che questo pesi alla fine sul gettito totale, che potrebbe essere più ridotto di quello potenziale, pesando solo su pochi ricchi.

I dati si riferiscono alle dichiarazioni del 2018

Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze

In collaborazione con www.truenumbers.it

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