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Commercio estero: surplus di 3,5 miliardi
A febbraio 2015, la crescita congiunturale è del +2,5% per l’export e +0,6% per l’importazione. A trainare sono le vendite verso i paesi extra Ue e il settore auto
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Febbraio positivo per il commercio estero, che registra un avanzo di 3,5 miliardi. Stando infatti ai dati Istat, rispetto a gennaio 2015 l’export è cresciuto toccando +2,5%: merito, in particolare, del sensibile aumento delle vendite verso i mercati extra Ue (+4,5%), superiori a quelle verso le aree Ue (+0,8%). Rispetto a gennaio 2015, inoltre, cresce anche l’importazione, ma l’incremento è meno forte: +0,6%. Merito anche in questo caso dell’area extra Ue (+1,1%). La crescita congiunturale dell’importazione coinvolge a tutti i principali raggruppamenti di beni: appaiono in sofferenza solo i prodotti intermedi (-1,8%) e i prodotti energetici (-1,3%).
Lo scenario appare analogo su base annua: rispetto al corrispettivo periodo 2014, a febbraio 2015 l’Istat registra un incremento tendenziale delle importazioni del +3,7% mentre le importazioni salgono meno: +1%. La buona performance dell’export riflette la positiva dinamica sia dei valori medi unitari (+2,4%), sia dei volumi (+1,3%). Ancora una volta il merito va alle vendite extra Ue (+7,1%). Quanto invece all’import, il settore risente del calo degli acquisti dall’area extra Ue (-4,1%), solo parzialmente compensata dall’area Ue (+4,9%). Per quanto riguarda i Paesi, i più alto incrementi di export sono registrati negli Stati Uniti (+48,5%) e nella Repubblica ceca (+14,3%), mentre sono in forte espansione sia la Polonia (+10,8%) sia la Turchia (+10,6%). L’Italia risulta la migliore in Europa, superando l’export di Germania (1,5%), Francia (+1,4%) e Regno Unito (+0,8%). Quanto ai comparti, i settori trainanti le vendite sono i mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+32,8%) e solo autoveicoli (+31,6%). “Come rivelano i dati di febbraio e come già avevamo segnalato nei mesi scorsi, si iniziano a sentire gli effetti del progressivo indebolimento dell’euro sul dollaro. A questo va aggiunto, ancora una volta, il ruolo di traino dei beni strumentali, che rappresentano ben il 73% dell’attivo Made in Italy all’estero. Sono questi i prodotti che, attraverso l’inserimento all’interno delle catene produttive locali, continuano a conquistare importanti fette di mercato”, sottolinea Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero.
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