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Cgia: “il nuovo governo non dimentichi il produttivo Nord”

Le regioni settentrionali generano la metà del Pil e degli investimenti nazionali, ma l’esecutivo potrebbe non tenerne conto. Ecco perché

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Il nuovo governo giallorosso, nelle sue decisioni, potrebbe non tenere in giusta considerazione le esigenze delle sei regioni del profondo nord attualmente presiedute da governatori di centrodestra: Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. È il timore della Cgia di Mestre, secondo cui le diverse vedute politiche dell’esecutivo Conte bis e di queste amministrazioni regionali potrebbero portare a problemi e spaccature. Non bisogna dimenticare, però, che queste zone hanno un peso economico e occupazionale altissimo. “Quasi la metà del Pil (46,6% del totale nazionale), degli occupati nelle imprese private (48% del totale) e degli investimenti complessivi (49% del dato nazionale) del Paese è generata da queste sei regioni” ricorda il coordinatore dell’Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo. Non solo. Questi territori realizzano il 58,2% delle esportazioni italiane, pari a 336 miliardi di euro, contribuiscono per il 46,1% alle entrate fiscali complessive per l’erario (per oltre 256 miliardi di euro) e ospitano il 38,4% della popolazione nazionale. Fra l’altro, città importanti, come Torino, Milano, Brescia, Bergamo e Padova, sono guidate da sindaci pentastellati o di centrosinistra.“Tuttavia, il problema c’è ed è evidente; governare il Paese con il nord all’opposizione non sarà agevole” aggiunge Zabeo. In particolare, a creare screzi potrebbero essere tre temi: il taglio delle tasse, la ripresa degli investimenti infrastrutturali e l’autonomia differenziata.