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Aiuti Ue, l’Italia contribuirà con 300 miliardi in cinque anni

I dati riportati da Unimpresa, che chiede al governo Letta un impegno con le istituzioni europee per “allentare la morsa sul rigore per liberare risorse pubbliche da destinare alla crescita”

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Nei prossimi cinque anni, dal 2013 al 2017, l’Italia dovrà versare 300 miliardi di euro all’Unione europea, contributo che sarà utilizzato per aiutare i Paesi in difficoltà ma che viene definito da Unimpresa una “montagna di quattrini che pesa sulle prospettive di crescita dell’Italia”. Di questo, spiega l’associazione di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese, dovrà tenere conto anche il premier Enrico Letta, che ha ottenuto la fiducia dal Parlamento (Camera e Senato) e che nel suo discorso programmatico alle Camere ha indicato l’obiettivo di abbattere la pressione fiscale per le famiglie e dare respiro alle imprese (I punti del discorso di Letta). A partire da oggi il presidente del Consiglio è impegnato in una tre giorni di incontri internazionali con tappe a Berlino, Bruxelles e Parigi. Un viaggio nel quale il capo del Governo dovrà riuscire ad allentare la morsa sul rigore e, quindi, a ridurre la necessità di aiuti ad altri Paesi – si sottolinea da Unimpresa – Nei prossimi cinque anni il contributo italiano ai meccanismi di supporto finanziario varati dalla Ue raggiungà i 303,7 miliardi (55,06 nel 2013; 61,71 nel 2014; 62,07 nel 2015; 62,33 nel 2016 e 62,51 nel 2017). Se si riuscissero a liberare risorse pubbliche, sia per abbattere il debito sia per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, il Pil italiano crescerebbe a una velocità assai più consistente e potrebbe raggiungere livelli ben più elevati rispetto alle stime elaborate dal Governo e contenute nel Def. Il pil italiano, infatti, dovrebbe arrivare a 1,573 miliardi quest’anno per poi raggiungere i 1.624 nel 2014. Mentre nel triennio 2015-2017, il pil si dovrebbe attestare a 1.677, 1.731 e 1.785 miliardi.”C’è la diffusa convinzione che il destino dell’Italia si giochi dentro i nostri confini – afferma il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – ma ciò è vero solo in parte. E’ dunque cruciale che il Governo si batta nelle sedi opportune per apportare correttivi alle norme internazionali e in particolare agli accordi Ue per trovare risorse fondamentali alla crescita del nostro Paese”.