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I 10 brand più influenti in Italia: esce Ikea, entra Mulino Bianco. Google al top

Pubblicata la classifica di Ipsos ‘The Most Influential Brands’, sui marchi in grado di condizionare maggiormente la nostra vita quotidiana. Sul podio Google, Amazon e WhatsApp. Facebook perde tre posizioni, Apple dieci. Balzo in avanti di Poste Italiane e Huawei

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Tra i dieci brand più influenti nel nostro Paese uno solo è italiano: Mulino Bianco. È questa una delle novità che emergono dallo studio 2019 The Most Influential Brands, l’indagine di Ipsos relativa ai marchi in grado di influenzare maggiormente la nostra vita quotidiana. Dall’analisi, condotta su un campione rappresentativo di 4550 italiani, emerge anche una classifica sui 100 brand più “forti” in Italia.

The Most Influential Brands 2019: la Top 10

Rispetto al 2018, se il podio rimane ad appannaggio sempre degli stessi tre colossi hi tech statunitensi – con Google che torna in prima posizione e Amazon al secondo posto – è interessante notare come Facebook abbia perso tre posizioni, passando dal quinto all’ottavo posto. Un piccolo passo indietro probabilmente dipeso dall’eco mediatico dello scandalo del caso Cambridge Analytica.

Esce dalla Top 10 Ikea, fermandosi ora alla tredicesima posizione e lasciando spazio a Mulino Bianco, unica azienda italiana del settore food presente nella top ten, che fa un notevole balzo in avanti raggiungendo il nono posto (nel 2018 era solo diciannovesimo). Tra i balzi in avanti, da segnalare anche quello di Huawei, ora 25esimo dalla 36esima posizione del 2018, e di Poste Italiane, nel 2019 il 23esima posizione (era 33°).

Osservando gli spaccati generazionali, emerge con forza l’importanza di Instagram per la Generazione Z (15- 21 anni), che arriva alla quarta posizione. Tale realtà permea la vita dei più giovani ma non compare in nessun’altra Top Ten per fasce di età. Fa poi la sua comparsa Netflix, rispettivamente al decimo posto per la Gen Z e alla sesta posizione per i Millennial (22-35). Una nota a parte, infine, per Nutella che pur non comparendo nel ranking generale, si presenta tra i primi dieci: 6° per la GenZ, 9° per i Millennial e 10° per i Boomers, cioè color di età compresa tra i 53 e i 71 anni.

Ipsos: per eccellere le aziende sono chiamate all’attivismo

Trustworthy (fiducia, affidabilità), Engagement (coinvolgimento), Leading Edge (innovazione, capacità di far tendenza), Corporate Citizenship (impegno e ruolo sociale), Presence (presenza): sono questi i cinque fattori presi in esame da Ipsos per determinare l’influenza di una marca.

Anche nel ranking MIB 2019 i fattori che più pesano nel far sì che un brand venga considerato influente dai consumatori sono la capacità dell’azienda di saper coinvolgere (30%), la sua propensione all’innovazione (27%) e la fiducia e il senso di affidabilità delle persone rispetto al brand (26%). Non stupisce quindi che nella top ten siano presenti ancora una volta tutti i big della digital economy e del tech.

Se dallo studio emerge come il fattore Corporate Citizenship pesi ancora solo mediamente il 12% nel determinare l’influenza sulla marca, interessante è notare come il 68% degli intervistati ritenga che in futuro le marche più di successo saranno quelle che contribuiranno in modo positivo alla società. Aumenta il desiderio delle persone di ritrovare nelle scelte e nelle strategie dell’azienda i valori universali con i quali immedesimarsi. Un cambiamento radicale di prospettiva, questo, che vede al centro i brand ai quali viene chiesto un impegno sociale crescente. Ben il 60% degli italiani afferma infatti di sentire il bisogno di aziende che svolgano un ruolo attivo in ambito sociale, culturale e politico. Ai brand si chiede di prendere posizione senza temere le conseguenze: lo pensa il 62% degli intervistati d’accordo nell’affermare che se un’azienda sceglie di prendere una posizione forte su un tema sociale o politico non deve temere di perdere consenso o parte della clientela. Anzi, il 79% crede che sia possibile per una marca sostenere una buona causa e guadagnare allo stesso tempo.