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Tessile Made in Italy, dalla Toscana un’idea per salvare il settore

L’istituto Buzzi di Prato propone una rete di laboratori in collaborazione con Asl e Arpat per certificare la qualità dei tessuti e la sicurezza dei processi industriali contro la concorrenza dei paesi emergenti

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L’idea arriva da una delle regioni più sensibili alla concorrenza nel settore dell’abbigliamento. Da una regione che al suo interno, deve far fronte al distretto cinese di Prato che, magari non fornirà tessuti di qualità, ma offre prodotti a basso costo e concorrenziali. Da qui nasce l’idea: una rete di laboratori per certificare qualità dei tessuti e sicurezza dei processi industriali. A proporlo è l’istituto Buzzi di Prato, la scuola che per anni ha sfornato chimici e periti tessili del distretto pratese e a cui si rivolgono tanti aziende da tutta Italia e addirittura i Nas, il nucleo antisofisticazioni dei carabinieri, e la Guardia di Finanza. La rete sarebbe costituita dall’attività dei laboratori pubblici specializzati di prevenzione dell’Asl e dell’Arpat allargandola anche al laboratorio di analisi dell’istituto Buzzi. L’obiettivo è chiaro: certificare prodotti e processi per dare una patente di qualità alle aziende più virtuose, aiutando magari il consumatore in una scelta più consapevole.