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Sorpresa: con i mezzi pubblici c’è chi ci guadagna

Non è vero che con il trasporto urbano si possono solo perdere soldi. Venezia, Milano e Torino erogano buoni servizi, sono in utile, investono e assumono. Lo strano caso delle municipalizzate che funzionano

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Dici “mezzi pubblici” e pensi subito a ritardi, vagoni della metro pieni zeppi, scioperi selvaggi e guasti improvvisi. In una parola, all’inefficienza. Oppure al gigantesco inghippo emerso con lo scandalo di Parentopoli, che ha coinvolto l’Atac (oltre che l’Ama) di Roma, un’azienda che non solo funziona obiettivamente male, ma che ha pure un buco di bilancio di 121 milioni di euro, aggravato per l’appunto dalle assunzioni facili. Il piano quinquennale di risanamento dell’azienda romana è a dir poco ambizioso: la tappa intermedia del 2013 prevede il pareggio di bilancio da ottenere con un taglio del 30% di dirigenti e risorse impiegate negli uffi ci a fronte di un aumento del 15% della produttività di autisti, macchinisti e operai. E tornerà il bigliettaio a bordo. Ma per fortuna misure drastiche come queste non sono la regola quando si parla di trasporto pubblico in Italia, e anzi sono molte le società che lavorano bene, e che per di più hanno i conti in ordine, in alcuni casi persino in utile. E, a vedere i loro bilanci, si resta stupefatti. Come è possibile che delle società pubbliche di trasporto locale guadagnino soldi? Secondo il settimo rapporto Asstra (l’associazione delle aziende di trasporto pubblico) sulla mobilità urbana in Italia, i casi d’eccellenza sono, nell’ordine, Bergamo con l’Atb, Cagliari con la Ctm, Trento con la Tt e Parma con la Tep. L’indagine ha analizzato la crescita della domanda dei passeggeri, l’incremento dell’offerta (i posti per Km e il numero di vetture di linea) e altri parametri legati alle politiche di sviluppo e innovazione, come i parcheggi di scambio, la mobilità sostenibile e i disincentivi all’uso dell’auto. Ma sarebbe un errore credere che si tratta di isole felici in un panorama totalmente dissestato (per lo meno, bisogna specificarlo, al Centro-nord). E nessuno pensi che solo chi vive in città medio piccole (tra i 100 e i 250 mila abitanti) possa prendere tutti i giorni l’autobus senza farsi venire un esaurimento nervoso alla sola idea che tutti i disservizi che è costretto a subire li paga di tasca sua. In effetti esistono aziende virtuose anche nei centri urbani densamente popolati. Tre nomi per tutti: l’Atm di Milano, la Gtt di Torino e l’Actv di Venezia, che oltre a dover far fronte a problemi di trasporto cittadino quanto meno inconsueti, tra vaporetti e battelli, deve anche gestire un fl usso turistico imponente e pressoché ininterrotto. Ebbene, pur non esenti da disservizi, immancabili malumori degli utenti e performance sicuramente migliorabili, le tre aziende funzionano bene, continuano a espandersi – nel caso di Atm e Actv facendo anche assunzioni – e a investire per potenziare rete e servizi. E il bello, appunto, è che ci guadagnano.

AL SERVIZIO DELL’EXPOSettecentosettantadue milioni di euro. È la cifra che Atm ha investito nel triennio 2008-2010 per ammodernare la flotta, rinnovare le stazioni, implementare la tecnologia dei centri di controllo e assumere nuovo personale. Soldi che si aggiungono ai 720 milioni di euro spesi a cavallo tra il 2001 e il 2007. In realtà non c’è troppo da stupirsi per questo spiegamento di forze, considerata l’importanza dell’appuntamento che aspetta Milano nel 2015, e con ogni probabilità ai 1.755 nuovi dipendenti assunti dal 2008 al 2010 se ne aggiungeranno molti altri. Basti pensare che circoscrivendo il discorso alle sole linee metropolitane, l’obiettivo è quello di arrivare all’Expo con 100 km di rotaie (contro i 71 attuali), 118 stazioni (ora ce ne sono 88) e 1,7 milioni di passeggeri trasportati ogni giorno, quasi il doppio di quelli che prendono la metro oggi, circa un milione. Va detto che il Comune di Milano ha messo sul piatto 3,5 miliardi di euro per la realizzazione delle linee 4 e 5, ma visto lo stato attuale dei lavori difficilmente riusciranno a essere completate per tempo. A fi ne febbraio, per esempio, sono state inaugurate due nuove stazioni della linea verde, quelle di Assago, e la cerimonia di apertura è stata inquinata dalle polemiche di chi, delle due opere, evidenziava soprattutto il ritardo nella consegna e i costi lievitati rispetto ai progetti originali. Sul fronte dei mezzi di superficie, invece, Atm punta ad avere il 90% degli autobus a basse emissioni, mentre al momento sono circa il 70% del totale. Questo è il futuro, o meglio ciò a cui punta l’azienda per il futuro. Il presente è basato su una solida realtà finanziaria, come testimonia il bilancio del 2009 (quello per l’esercizio 2010 dovrebbe mostrare risultati sostanzialmente in linea). Nel 2009 i ricavi sono cresciuti toccando quota 888 milioni di euro, con una crescita del 5,6% sull’anno precedente grazie anche all’aumento del numero dei passeggeri trasportati, 658 milioni, ovvero 8 milioni in più rispetto all’anno precedente. E l’utile? Di tutto rispetto: 4,5 milioni di euro. Un risultato che ha consentito di distribuire ai dipendenti un premio di risultato di 1.052 euro a testa, il doppio di quello erogato nel 2008.D’accordo, soprattutto chi abita a Milano avrà trovato in questa scheda una descrizione forse fin troppo lusinghiera dell’Atm. In Nord Europa, si dirà, ci sono fi or di aziende di trasporto pubblico che fanno impallidire il servizio di Milano, dove un po’ di pioggia abbondante spesso riesce a mandare il traffico in tilt mettendo in crisi anche le linee della metropolitana. Vero. Ma chi ha questa idea sappia che Atm dal 2008 ha in gestione la ferrovia sotterranea di Copenaghen, e che nel 2009 ne ha ricavato circa 37 milioni, l’11,7% in più rispetto all’anno precedente.

SU E GIÙ PER LA LAGUNAChe gestire la Serenissima sia una questione di straordinaria amministrazione, come non manca mai di ricordare l’ex sindaco Massimo Cacciari, è un dato. I fondi non sembrano mai sufficienti per tutti gli interventi necessari a mantenere l’equilibrio della città con i suoi tesori e i milioni di turisti che la visitano ogni anno. Eppure l’Actv, l’azienda di trasporto pubblico veneziano, tra mille sacrifici e scelte strategiche criticate, anche nel 2009, anno nero per il turismo, è risultata in attivo. Il risultato operativo della gestione caratteristica è in sostanziale pareggio, migliorando di 2 milioni di euro rispetto all’anno precedente. E a fronte di una leggera contrazione dei ricavi, la società è riuscita a diminuire i propri costi. Grazie anche ad alcune importanti entrate straordinarie, Actv è riuscita a chiudere il bilancio con un utile pari a 567 mila euro (+63% sul 2008). In un sistema urbano dove la tecnologia non può progredire più di tanto sul fronte del parco mezzi, l’efficienza va ricercata nella catena distributiva e nell’ottimizzazione delle risorse umane. Ecco perché a partire da gennaio le rivendite dei biglietti Actv (chiamate Hellovenezia) sui pontili di Ca’ d’Oro, Zattere, San Tomà e Arsenale sono state sostituite dalle macchinette automatiche. La decisione è stata presa dopo un accordo firmato con i sindacati Cgil, Cisl e Uil che prevede l’assunzione di un centinaio di precari di Vela-Actv (la società che gestisce la vendita dei titoli di viaggio), ma a più d’uno la mossa è parsa una scelta strategica poco lungimirante, vista l’importanza che le biglietterie rivestivano anche come centri d’informazione turistica. Anche questo ha contribuito a rendere l’inverno dei trasporti veneziani incandescente. Ma le diverse giornate di sciopero che tra gennaio e febbraio si sono succedute a breve distanza l’una dall’altra riguardavano soprattutto la spada di Damocle dei fondi regionali. Se all’inizio era stato minacciato un taglio netto del 25%, ora pare che la diminuzione possa aggirarsi intorno al 10%, manovra che secondo il presidente di Actv Marcello Panettoni imporrebbe comunque un aumento delle tariffe del 20%.

LA NUOVA VITA DI TORINOCosì come Milano aspetta (con un po’ di apprensione) l’Expo 2015, Torino vive ancora l’euforia delle Olimpiadi invernali del 2006, che hanno trasformato la vecchia, grigia città industriale ai piedi delle Alpi in un polo d’attrazione turistica che fa dello slow food, dell’arte e dell’architettura i suoi motivi d’orgoglio. Se il gioco ha funzionato è stato merito anche della Gtt, l’azienda di trasporto controllata dal comune che ha saputo gestire e promuovere la trasformazione. Nel 2009 il bilancio parlava di un risultato positivo di 533 mila euro, seguendo il trend di sostanziale pareggio che aveva caratterizzato la gestione aziendale degli ultimi cinque anni. Il valore della produzione ha raggiunto i 504 milioni di euro con una crescita dello 0,4%, principalmente grazie all’adeguamento delle compensazioni economiche dei contratti di servizio. Sono aumentati gli utenti abbonati (in particolare quelli annuali) mentre il biglietto di corsa semplice ha subìto una fl essione, in linea con il mercato. Il merito della crescita complessiva dei passeggeri va attribuito al giovane servizio della metropolitana, che nel 2009 ha trasportato 21 milioni 900 mila persone (in aumento di 1,4 milioni sul 2008) e al servizio di navigazione turistica sul Po. L’attività aziendale più colpita dalla crisi economica è stata invece la sosta a pagamento, che ha registrato una diminuzione totale dei ricavi del 3,9%. Forse perché ai torinesi prendere i mezzi pubblici piace sempre di più.