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Far from Shallow: puntare sulla cultura sostenibile
Tessere un network virtuoso tra gli stakeholder italiani per creare valore economico attraverso il patrimonio artistico del nostro Paese. È l’obiettivo della società creata dall’imprenditrice culturale, Claudia Conte, tra i promotori del prossimo B for Good Leaders Summit
Intraprendenza, creatività e impegno sociale caratterizzano l’animo e l’attività imprenditoriale di Claudia Conte, amministratrice unica di Far from Shallow. Convinta che si possa creare valore economico valorizzando l’ampio patrimonio culturale italiano, questa giovane donna ha dato vita a una Società Benefit che vuole essere il punto di riferimento per un network virtuoso tra diversi stakeholder con l’obiettivo di sensibilizzarli su tematiche di sviluppo sostenibile e responsabilità sociale.La sua avventura imprenditoriale nasce da lontano, sulle piste di atletica leggera, dove un infortunio ferma anzitempo una promettente carriera agonistica. Da lì Conte non si è persa d’animo: ha iniziato a costruire un prezioso bagaglio di conoscenze ed esperienze che ha portato alla nascita della sua società. La vittoria di un bando le ha permesso di lasciare la sua Aquino (Fr) per un anno di studio alla New York Film Academy, che le ha fatto da trampolino per una carriera da attrice in Italia con tournée in teatro, fiction e film per il cinema. A questo ha aggiunto una fortunata passione per la scrittura, che l’ha portata a scrivere quattro opere, tra cui il recente romanzo La legge del cuore. Storia di assassini, vigliacchi ed eroi (Armando Curcio Editore), presentato lo scorso mese in Senato con il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho, che ne ha curato la prefazione, e pubblicato in occasione dei trent’anni dalle stragi di mafia del 1992 e della nascita della DIA. «Ho avuto fortuna», afferma, «ma ammetto di non essermi mai tirata indietro di fronte a una sfida. Lo sport mi ha sicuramente dato quella tenacia e determinazione che mi spingono quotidianamente a superare i miei limiti».L’animo da imprenditrice culturale ha portato Claudia Conte a produrre il Women in Cinema Award, premio giunto alla quinta edizione e patrocinato dal Ministero della Cultura, che valorizza il talento femminile e promuove la gender parity ai Festival del cinema di Venezia e di Roma. A queste attività, confluite tutte nella sua Far from Shallow, si aggiungono le numerose iniziative di fundraising per sostenere gli enti del terzo settore, come il charity event Unicef Coloriamo il futuro, tenutosi l’8 giugno a Roma dove si sono raccolti fondi per i bambini e le famiglie ucraine in Italia.
Perché il nome Far from Shallow?Perché attraverso le mie iniziative affronto i temi dell’Agenda Onu 2030 con l’obiettivo di diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile. Valori profondi, quindi, che vanno ben “oltre la superficie”.
The B Factor – Imprese a fin di bene
Nessun riferimento, quindi, alla “superficialità” con cui a volte viene trattato il nostro patrimonio culturale…Sicuramente nel nostro Paese c’è un gran bisogno di manager e imprenditori culturali, perché il nostro è un patrimonio incredibile, che va saputo valorizzare. Per farlo, però, bisogna cambiare mentalità. Non bisogna più considerare la cultura come una voce di spesa, ma trovare soluzioni affinché le persone possano vivere di cultura. Qualche anno fa venne attribuita all’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la frase “con la cultura non si mangia” (da lui smentita, ndr), poi ripresa sapientemente in un recente libro dal ministro della Cultura, Dario Franceschini. Noi vogliamo dire proprio il contrario: la cultura rappresenta un asset non solo dal punto di vista storico e artistico.
Quale valore aggiunto può dare con la sua società?L’obiettivo è creare un network virtuoso tra il mondo corporate, della finanza, della cultura, dello sport e delle istituzioni. Sono mondi che spesso non comunicano tra loro e la cultura può rappresentare il trait d’union per dialogare su obiettivi comuni, come la solidarietà e il benessere del nostro Paese. Si parla spesso di sostenibilità ambientale, ma di cultura sostenibile si parla e si fa poco. È un campo nuovo, che va quasi inventato con veri e propri modelli di business sulla cultura sostenibile.
Cosa significa per lei costituirsi come Società Benefit?Le Società Benefit sono imprese che possono contribuire a cambiare il mondo. Il loro modello può essere di ispirazione per l’intero sistema economico italiano. Si tratta di imprese ibride che, oltre allo scopo di dividere gli utili, perseguono finalità di beneficio comune. Credendo fortemente in questo modello di sviluppo, sono ambassador di Assobenefit, l’associazione nazionale per le Società Benefit, nata per diffonderne la cultura. Entrare a far parte di questo mondo porta a instaurare un dialogo tra le diverse imprese Benefit che si riconoscono in un modello di mercato e di crescita che pone al centro della propria azione il bene comune. Un esempio è il B for Good Leaders Summit, primo incontro globale che riunisce leader che usano il business come forza di rigenerazione, di cui sto gestendo le relazioni istituzionali. Il 16 e 17 giugno arriveranno a Roma 700 tra investitori, filantropi e top manager di aziende B Corp, società Benefit e realtà impegnate in business sostenibili per condividere progetti e opportunità e per stringere partnership e sinergie.