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Italia: nonostante le criticità, il 38% delle imprese continuerà a investire

L’analisi di EY in occasione dell’apertura delle iscrizioni a ‘L’Imprenditore dell’anno’. Pandemia, guerra, mancanze di materie prime e prezzi dell’energia non sembrano scoraggiare gli investimenti per 4 imprenditori su 10

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Nonostante gli effetti della pandemia ancora in corso, lo scoppio del conflitto russo-ucraino e le conseguenti difficoltà legate alla disponibilità di materie prime e l’aumento dei prezzi dell’energia, la maggioranza delle imprese italiane non cambia il proprio business plan. In particolare, il 38% non ha modificato il piano di investimenti aziendale, mentre il 29% dichiara di averlo integrato per tenere conto degli extra costi, ma senza cambiare sostanzialmente gli obiettivi di investimento.

È quanto emerge dalla recente indagine di EY, condotta lo scorso marzo per conoscere se e come è cambiata la visione strategica tra gli imprenditori e i dirigenti con l’impatto della crisi pandemica e delle attuali tensioni geopolitiche. Un’indagine che viene presentata in occasione dell’apertura delle iscrizioni per la XXV edizione del premio EY L’Imprenditore dell’anno.

In base al sondaggio, nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico l’attenzione delle imprese è comunque sempre rivolta alla crescita. Le leve più ricercate sono quelle dell’innovazione di prodotto, anche attraverso la digitalizzazione dei processi, la ricerca di nuovi mercati e l’aumento della capacità e dell’efficienza produttiva, anche tramite una gestione più flessibile della supply chain. Piu del 50% delle aziende intervistate, in particolare, ha dichiarato che la digitalizzazione dei processi aziendali, anche con l’utilizzo della robotica (per l’11%), è presente nei propri piani di investimento. Questa propensione è stata accelerata dalla pandemia e rimane centrale in tutti i business plan delle imprese.

La strada per un business sostenibile non sta rallentando: il 52% delle imprese, sostanzialmente trasversale a tutti i settori analizzati, investe nella ricerca di fonti energetiche e di materie prime sostenibili – rispettivamente 31% e 21% – (circular economy principalmente per comparto manifatturiero/retail), avendo compreso (il 27%) che la responsabilità sociale del proprio operato è un elemento chiave per aumentare il valore del proprio brand nel medio-lungo periodo. Nello specifico, il settore manifatturiero risente particolarmente della scarsità di approvvigionamenti nonché degli impatti dell’aumento dei costi delle utilities: la propensione agli investimenti si concentra in questi casi su aumento dell’efficienza energetica e della capacità produttiva.

Lo shock pandemico, il conflitto nel continente europeo e la crescita delle tensioni inflazionistiche hanno definitivamente costretto gli imprenditori nelle condizioni di dover operare senza certezze nemmeno nel breve periodo. In un ambiente competitivo volatile, incerto e complesso il 49% degli imprenditori sta trasformando le proprie aziende cercando di renderle più “leggere”, flessibili e pronte al cambiamento nel breve periodo. L’analisi strategica per scenario è il modello adottato dalla maggioranza delle imprese: consente di prendere decisioni in anticipo rispetto agli eventi, anche grazie a strutture e processi decisionali semplificati.

La maggioranza delle imprese ha compreso che il Pnrr è una opportunità irripetibile, e si sente pronta a coglierla. Quasi tutte le aziende infatti identificano nel collegamento delle opportunità offerte dal Piano nazionale con il proprio piano di investimenti la principale sfida da superare per non perdere questa occasione. Tali opportunità sono state intercettate quali fondamentali leve per la crescita in particolare da realtà produttive manifatturiere e prodotti consumer/retail di medie dimensioni.

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