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È ora di passare ai fatti. Intervista a Paola Mascaro, presidente di Valore D
Le buone intenzioni non possono bastare. In Italia si è detto molto e realizzato poco in tema di inclusione e di gender gap. Le quote rosa? Utili, ma non sufficienti. E gli obiettivi non sono ancora misurabili. Le aziende si muovono, ma la società non sta al passo. Ne parliamo con la presidente dell’associazione di imprese
D non sta solo per Donne, ma D intesa anche come Diversity. Si è ampliato nel tempo il focus dell’organizzazione Valore D, la prima associazione di imprese in Italia – oltre 270 a oggi, per un totale di più di due milioni di dipendenti – che dal 2009 si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva. Tredici anni che non sono passati invano, anche se il voto che Paola Mascaro, presidente dell’associazione, sull’attuale situazione della parità di genere nel nostro Paese raggiunge appena la sufficienza, ponendo l’accento al contempo sul tema centrale della pipeline e sulla rilevanza dell’ecosistema educativo e culturale nel suo insieme nella responsabilità di far passare e stabilizzare i messaggi inclusivi. Il dato odierno, che la manager – Direttore Marketing e Comunicazione Accenture Italia, Europa Centrale e Grecia – è che le buone intenzioni non possono bastare. Anche perché la strada da percorrere è ancora lunga nella Penisola, dove le quote rosa all’interno dei Cda di società pubbliche e quotate si sono rivelate un provvedimento utile, ma non risolutivo.
Perché dà solo la sufficienza all’attuale situazione della parità di genere nel nostro Paese?Perché se da un lato negli ultimi anni un po’ di progressi sono stati fatti, su alcuni fronti invece non ci siamo mossi. Anzi, se penso al numero di donne in posizioni apicali siamo persino tornati indietro, passando dal 4% al 3%. Dato che ci relega in fondo alla classifica. Quindi dal punto di vista della consapevolezza, dell’impegno, dell’attenzione sicuramente la situazione è molto migliorata, ma i risultati ancora non si vedono.
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© Ernesto De Angelis