Attualità
Il Meeting di Rimini 2021 torna in Fiera con ‘Il coraggio di dire “io”’
Presentato il manifesto dell’evento, che la prossima estate tornerà nella sua tradizionale sede dopo la Special Edition 2020. Potenziata l’infrastruttura digitale per allargare ulteriormente un audience da 3 milioni di persone
‘Il coraggio di dire “io”’. È questo il manifesto dell’edizione 2021 del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che la prossima estate tornerà a svolgersi come tradizione nella Fiera di Rimini (nel 2020 la Special Edition si tenne nel Palacongressi cittadino) e sarà predisposta a gestire l’afflusso del pubblico nel rigoroso rispetto delle norme per la prevenzione della diffusione del coronavirus. Come spiegato da Bernhard Scholz, presidente dell’omonima Fondazione organizzatrice dell’evento, il titolo di quest’anno è tratto dalle parole del filosofo danese Søren Kierkegaard, che “riflette sull’incapacità diffusa di esprimere in modo personale le proprie convinzioni più profonde e la difficoltà di condividerle, che finisce per lasciare spazio a una specie di indifferenza generale rispetto alle domande più importanti e più decisive per la vita di ognuno. Queste considerazioni”, aggiunge Scholz, “sono state riprese in diverse occasioni da don Luigi Giussani, che ha sempre sottolineato l’urgenza di cercare una consistenza del proprio “io” per poter trovare un compimento della propria vita, una risposta al proprio desiderio di felicità, di bellezza, di giustizia. Per poter rendere la propria vita utile per tutti.
Essenzialità, semplicità e sintesi saranno i tratti caratterizzanti del manifesto dell’edizione 2021 del Meeting, che con il titolo ‘Il coraggio di dire “io”’ vuole essere un invito a riscoprire la consistenza e la grandezza della propria vita, perché attraverso responsabilità, dialogo e creatività diventi sempre più piena e feconda.
Fatto tesoro della Special Edition 2020 – che attraverso sito, app, canale YouTube e la copertura di numerose testate nazionali ha permesso di raggiungere 3 milioni di persone – il meeting tornerà a proporsi in versione fisica con convegni e spettacoli dal vivo, mostre ed eventi per ragazzi e amanti dallo sport, ma potenziando al tempo stesso l’infrastruttura digitale per allargare ulteriormente la propria audience. Già in questi giorni sta per uscire una nuova versione del sito della manifestazione meetingrimini.org ed è in fase di riprogettazione l’app “Meeting di Rimini”, disponibile per smartphone e tablet dotati dei sistemi operativi Android e iOS.
“In questo momento storico che stiamo attraversando, quasi tutto ha perso la sua ovvietà e niente è più scontato”, ha affermato il presidente Scholz. “Il futuro è segnato da tante incertezze che vanno dalla singola situazione personale fino a scenari geopolitici sempre più imprevedibili. A maggior ragione ci è chiesto di rispondere con tutto noi stessi alle nuove sfide che incontriamo, di entrare in un dialogo costruttivo sulle domande esistenziali, sociali, culturali ed economiche che emergono con crescente urgenza, di creare nuove soluzioni e nuove proposte all’interno di uno scenario storico senza precedenti. Siamo arrivati a un momento che ci toglie definitivamente l’illusione di poter vivere all’insaputa di noi stessi”.
Secondo Bernhard Scholz l’attuale crisi, come ogni crisi, “ci chiede di prendere coscienza di chi siamo. E di affrontare quindi con coraggio una domanda: il mio “io” è semplicemente in balia delle circostanze, piacevoli o avverse, oppure ha una consistenza che lo rende capace non solo di resistere, ma di maturare entrando nella realtà così come si presenta? È un paradosso, ma l’individualismo che ha segnato questa epoca, fino a sconfinare nel narcisismo, è nato proprio dalla incapacità di dire “io”, dal non voler riconoscere le relazioni che permettono all’io di conoscersi e di maturare. Dal non voler approfondire i rapporti che gli consentono di esprimersi attraverso i suoi talenti e di crescere rendendosi partecipe della vita degli altri”. Concludendo, Scholz sottolinea: “Il ‘coraggio di dire “io”’ implica il coraggio di riconoscere un “tu” che mi genera, e di costruire un “noi” che io sostengo e che mi sostiene”.