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Ecco le piccole e medie aziende italiane che crescono nonostante la crisi
Ca.Pri dello chef Cannavacciuolo; Buzzoole, costruttrice di web reputation; Citroglobe, fornitrice di basi per succhi: sono alcune delle Pmi in espansione
La crisi economica? C’è chi è stato in grado di trasformarla in un’occasione. Alcune società italiane, infatti, in questo periodo di massima difficoltà sono riuscite addirittura a crescere. Il Sole 24 Ore e Statista, società pioniera internazionale nell’elaborazione di dati di mercato e progetti di ricerca complessi, hanno scovato ben 350 piccole e medie imprese che sono riuscite a svilupparsi con successo nel periodo 2014-2017, mentre il resto del Paese soffriva e le banche tagliavano i finanziamenti. Qualche esempio? La Ca.Pri dello chef Antonino Cannavacciuolo, che è cresciuta del 38% in tre anni o la Carlo Ratti associati, lo studio di Torino dell’architetto che insegna al Mit di Boston e che progetta smart city in tutto il mondo. E, ancora, la piccola azienda friulana Travisanutto, cui è stato affidato il compito di ricoprire di mosaici ben 44 stazioni della metro di New York.
Tutte queste realtà avevano un giro d’affari minimo di 100 mila euro nel 2014 e hanno raggiunto almeno 1,5 milioni nel 2017. Una vera sorpresa, specie se paragoniamo l’Italia al resto del mondo. «La differenza tra la classifica italiana delle imprese a maggiore crescita e quelle analoghe che realizziamo con il Financial Times e in tanti altri Paesi? Nessuna star come Deliveroo o Spotify, ma ottime piccole aziende che possono competere a livello europeo partendo, a sorpresa, dalla provincia e dal Sud Italia. Altrove, il dinamismo è di solito polarizzato attorno alle capitali e al venture capital. In Italia, invece, ci sono società eccezionali ma sottocapitalizzate, finanziate con capitali personali o canali tradizionali, che partono dalla provincia con ambizioni globali» ha commentato al Sole 24 ore Thomas Clark, partner associato e direttore dello sviluppo corporate e affari internazionali di Statista.
Ma come hanno fatto queste piccole e medie imprese italiane a crescere nonostante la crisi? Puntando su leve che si sono rivelate di grande successo. Per esempio, l’export di beni, servizi, know-how e creatività made in Italy. A fare dell’internazionalizzazione il proprio punto di forza sono state società come la Citroglobe di Palermo, fornitrice di basi per succhi, che annovera fra i propri clienti il colosso Danone; Modo eyewear, che crea occhiali fashion da materiali riciclati; la veneta Lapelle, già nella classifica europea FT-Statista; Absolute, che si sta distinguendo nel settore degli yacht di lusso. Altri trend vincenti sono stati la diffusione del commercio elettronico in Italia e la diffusione di servizi digitali evoluti. Fattori in cui si sono distinte rispettivamente la milanese Musement (ora venduta ai tedeschi di Tui), la marchigiana Mobili Rebecca e la napoletana Farmacosmo, e ancora Buzzoole, la parmigiana Caffeina, LVenture group e la veneziana Filoblu.
Molto potenti si sono rivelate anche le leve della sostenibilità ambientale e del ritorno alla natura, che hanno premiato aziende come Gaia (food funzionale e gluten free), Agricollibio (azienda multietnica produttrice di kiwi bio), Bio Nocciola (progetto integrato di filiera), UnicoEnergia (leader dell’efficienza energetica), Kolinpharma (regina della nutraceutica) e Carlo Ratti (pioniere delle smart city e del green building). Innovazione tecnologica e sociale, retail ambizioso (con nuove formule vincenti che puntano su lifestyle, riconoscibilità di grandi marchi, aggregazione di community, coraggio della formula proposta) e qualità chiudono la classifica dei punti di forza che hanno fatto la differenza per le aziende in crescita.
Credits Images:Ca.Pri dello chef Antonino Cannavacciuolo è cresciuta del 38% in tre anni © Stefania D'Alessandro/Getty Images
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