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Museo dell’emigrazione italiana: quando il passato ci spiega il presente

Cosa significhi concretamente lasciare il proprio Paese per cercare un futuro altrove, lo spiegano due musei che raccontano di quando a emigrare eravamo noi

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Capire il fenomeno della migrazione prescindendo dalla lettura dei giornali, si può: basta una visita al Museo dell’emigrazione italiana, anche se sarebbe meglio parlare di musei, visto che di strutture simili ce ne sono due: una a Roma e l’altra a Lucca.

Il Museo dell’emigrazione italiana di Lucca

Il museo toscano ha sede nella splendida Cappellina S.ta Maria del Palazzo Ducale di Lucca ed è il risultato dell’opera della Fondazione Paolo Cresci. Qui, il visitatore è accompagnato in un viaggio alla scoperta dell’emigrazione italiana tra il 1860 e il 1960, un fenomeno impetuoso, e lo fa mostrando centinaia di documenti preziosissimi: fotografie, diari, documenti originali appartenuti a coloro che si imbarcavano per sfuggire alla miseria.

Quello organizzato è un percorso filologico, che non si accontenta di fornire numeri e curiosità, né si limita a raccontare la traversata dell’Atlantico di quanti andarono negli Stati Uniti, in Canada o in Sudamerica. Il museo, invece, racconta un percorso umano più che geografico.

Si parte dalle condizioni dalle quali gli emigrati fuggivano: che Paese era l’Italia di allora? Come vivevano i futuri migranti? Perché decidevano di partire? Una volta presa la decisione di lasciare il proprio Paese, però,bisognava organizzare il viaggio. Il museo racconta anche questo, come ci si preparava, quali documenti si dovevano esibire, come si viveva a bordo, cosa i nostri connazionali si portavano nella famosa valigia di cartone.

Naturalmente, il percorso non si conclude all’arrivo nel porto di destinazione, perché lì c’era una vita da organizzare, visite mediche da superare, un lavoro da trovare, una nuova rete di relazioni da costruire per non sentirsi persi e non soccombere alla nostalgia ed enormi difficoltà da superare, perché l’America vissuta era molto diversa da quella sognata e mitizzata.

Emigrazione italiana: la racconta anche un museo di Roma

Un secondo museo si trova a Roma, nella prestigiosa e centralissima sede del Vittoriano, ed è il Museo nazionale dell’emigrazione italiana, inaugurato il 25 settembre del 2009 per iniziativa del ministero degli Esteri in collaborazione con quello per i Beni culturali.

Qui i percorsi offerti sono tre: il primo è quello storico, per scoprire cosa spinse milioni di italiani ad abbandonare il proprio Paese per cercare fortuna, e lavoro, all’estero. Tabelle, grafici, audio, foto, filmati e reperti dell’epoca permettono al visitatore di immergersi a pieno nella vita dei migranti. Il secondo percorso, invece, offre una prospettiva regionale, alla scoperta delle caratteristiche uniche di ogni flusso migratorio. Infine, c’è il percorso interattivo. Va detto che esistono diversi musei in Italia che raccontano l’emigrazione da un punto di vista regionale. Una visita, per esempio, la merita il Museo regionale dell’emigrazione Pietro Conti, a Gualdo Tadino, Perugia. Un altro è quello di Frossasco, Torino, che offre una testimonianza approfondita dell’emigrazione piemontese,

Credits Images:

Gruppo di lavoratori italiani nella miniera dell'impresa Hoel a Esch-sur-Alzette  Lussemburgo 1902, Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti