Business
Buon anno! Il 2016 sarà quello dei ponti (ma il Pil?)
Dopo gli allarmismi degli anni passati sul duro colpo che i weekend lunghi avrebbero inferto all’economia italiana, oggi tutti plaudono ai prossimi 12 mesi all’insegna del riposo, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze sul prodotto interno lordo
![architecture-alternativo](https://tester.businesspeople.it/wp-content/uploads/2022/10/2016-anno-dei-ponti.-E-il-Pil.jpg)
Dopo un 2015 che ci ha portato un 25 aprile di sabato e un 1 novembre di domenica, grande gioia si è sollevata in tutta Italia guardando il calendario 2016 e la felice “disposizione” dei giorni festivi nei prossimi 12 mesi. Non solo la considerazione che (a parte ovviamente Pasqua), a deluderci cadendo di domenica sarà solo la Festa dei lavoratori, ma il calcolo che basterà chiedere al proprio capo sette giorni di ferie per godere di un mese intero a casa: merito delle diverse possibilità di “fare ponte”. Un’opportunità che gli italiani assicurano di non volersi far sfuggire.
Dove è finita l’immagine che ogni anno ci restituisce l’Ocse di popolo stakanovista? Avete capito bene, almeno fino al 2014 i dati rilasciati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ci volevano ai primi posti in classifica per giorni lavorati ogni anno, accanto a Giappone e Corea del Sud. Eppure quella dei ponti è sempre stata una prassi tutta tricolore. Ma quello che più di tutto viene da chiedersi è: che fine hanno fatto gli allarmismi di qualche anno fa sul calo del pil provocato da questa nostra abitudine vacanziera? Ora che le previsioni degli economisti parlano finalmente di una crescita superiore al punto percentuale (+1,6% le previsioni per il 2016), nessuno si preoccupa che questa abbondanza di giorni di riposo possa compromettere la già fragile ripresa?
TREMONTI PROPOSE DI TAGLIARE LE FESTIVITÀ:
SI CALCOLAVA CHE SETTE GIORNI DI FERIE IN MENO
VALESSERO UN PUNTO DI CRESCITA IN PIÙ
Fino a non molto tempo fa si calcolava, infatti, che eliminare una settimana di ferie avrebbe fatto guadagnare al Paese ben un punto di pil, ossia circa 15 miliardi di euro. Non a caso nel 2011 l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si era battuto strenuamente (ma senza successo) per accorpare le festività civili del 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno con la domenica più vicina, nell’ottica di evitare ulteriori danni a un’economia già di per sé in crisi. Tenendo buone queste stime, quest’anno la perdita dovrebbe almeno raddoppiare, eppure nessuno sembra preoccuparsene. Ci sentiamo già lontani dalla recessione o siamo semplicemente stufi di tirare la cinghia?
![](https://tester.businesspeople.it/wp-content/uploads/2023/03/BP-logo.png)