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Fattura elettronica: gli errori da evitare

Dal 31 marzo entra in vigore l’obbligo della “E-Fattura” per tutta la Pubblica amministrazione e le imprese fornitrici. Tra gli errori più comuni, il doppio click e l’errata compilazione dell’anagrafica fiscale

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Dal 31 marzo sarà obbligatoria la fatturazione elettronica per le imprese di pubblica amministrazione. Ma le insidie sono dietro l’angolo. La prima fonte di errori è il “doppio click”, ossia la tendenza a mandare più volte il medesimo file, per assicurarsi che l’invio vada davvero a buon fine. Sbagliato. Stando infatti al report dell’Agenzie delle Entrate sui test effettuati in nove mesi, sono proprio i doppi invii a generare la maggior parte dei “codice errato”.

Nel dettaglio, su 517 mila fatture totali, il 36%, ossia 187 mila unità, sono state scartate perché inviate più volte. Ma a insidiare le fatture elettroniche ci sarebbero anche i problemi legati ai certificati di autorizzazione e gli errori generati dal “tracciato non conforme”. Questi ultimi sarebbero addirittura raddoppiati tra gennaio e febbraio 2015, a causa della nuova versione del tracciato rilasciata il 2 febbraio. Tra gli errori più frequenti, spicca anche la classica presenza di refusi nella digitazione dell’anagrafica fiscale dell’ente pubblico o del fornitore stesso. «Solo con la fattura elettronica, ad esempio, molte imprese hanno scoperto di aver trascritto male per anni il codice fiscale o la partita Iva del committente», spiega Paolo Catti, direttore dell’Osservatorio fatturazione elettronica del Politecnico di Milano. Non sembra invece causare troppi danni l’individuazione del “Codice unico d’ufficio”.

Quanto ai formati da utilizzare, per le fatture inviate alla Pa è richiesto tassativamente il formato Xml firmato digitalmente. Tutte le altre fatture elettroniche possono invece avere più formati (per esempio: Pdf, Pdf/A, Tiff, Jpg, Xml) purché siano leggibili e integri, assicurino l’autenticità dell’origine e siano idonei alla conservazione. Qualora, per i motivi sopracitati o per altre ragioni, la fattura venisse rifiutata, le strade percorribili sono due. Se è la Pa a rifiutare il documento, la fornitura deve emettere una nota di accredito a storno della fattura e, ove necessario, emetterne una nuova. Se, invece, è lo Sdi a scartare la fattura, è come se questa non fosse stata mai emessa quindi bisogna redigerla senza note di variazione.