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George Siedel: “Negotio ergo sum”
Sul lavoro, in famiglia o con gli amici, siamo quotidianamente impegnati in una trattativa dopo l’altra. La buona notizia è che si possono apprendere strategie e strumenti utili a concludere le contrattazioni con successo. Lo assicura il massimo esperto del settore
Consapevoli o meno, nella vita di ogni giorno ci troviamo costantemente impegnati a negoziare qualcosa, da un aumento di stipendio (o un’assunzione) a un contratto di compravendita, da una disputa con i colleghi a una joint-venture con un’altra società. Saperlo fare con la giusta strategia è quindi importante per tutti, ma si rivela addirittura fondamentale per manager e imprenditori, impegnati quotidianamente nel mondo del business. Uno dei massimi esperti mondiali, in questo campo, è George Siedel. Professore della University of Michigan, collabora da anni con altri prestigiosi atenei statunitensi come Harvard e Stanford ed è ospite abituale di varie realtà accademiche internazionali, dove viene chiamato per tenere corsi di negotiation strategy. Ed è proprio in occasione di un workshop al centro internazionale di formazione Cimba, con sede a Paderno del Grappa (Tv), che Business People ha avuto l’opportunità di incontrarlo.
Professore, cosa s’intende precisamente per negoziazione? È una domanda difficile, il termine assume diversi significati a seconda dei contesti, ma sostanzialmente se due soggetti negoziano significa che ciascuna delle due ha qualcosa che la controparte vuole ottenere. Può trattarsi di denaro, di competenze o perfino di quale film andare a vedere. In termini accademici suddividiamo la materia in due filoni, uno attiene alla risoluzione dei conflitti, mentre l’altro lo definiamo “concludere accordi”. È evidente che nel business molte negoziazioni creano valore proprio stipulando accordi.
È possibile insegnare come negoziare in modo efficace o si tratta di una dote naturale?È certamente una materia che si può insegnare. Ho visto persone che erano già per natura degli abili negoziatori, ma anche diverse centinaia che non lo erano affatto e lo sono diventate apprendendo strategie e strumenti utili.
Può fare un esempio di uno di questi strumenti utili? Certo, uno è quello che chiamiamo “ancoraggio”. Ossia, se ti sto vendendo un mio prodotto e dobbiamo contrattare un prezzo, io partirò da una cifra molto alta per “ancorarti” a quel numero. È un modo di sfruttare il funzionamento del cervello umano, che si fisserà a questa cifra di partenza, rendendola la base per la contrattazione. È semplice ma molto potente.
Nei suoi corsi parla anche di “trappole” da evitare… Esatto. Teniamo l’ancoraggio come esempio. Se per una delle parti in gioco è uno strumento, per l’altra è una trappola di cui tenere conto. È importante esserne coscienti per evitare di farsi condizionare.
Qual è il peggior errore che si possa fare durante una negoziazione? Improvvisare. Sono molti gli errori che si possono commettere, ma in genere si riescono a evitare con la giusta preparazione. Non a caso la maggior parte di quanto insegno è proprio come prepararsi e come analizzare una trattativa. È così che ci si pone in una posizione di forza.
In un mondo globalizzato, fino a che punto le differenze culturali possono influenzare il risultato di una contrattazione? Insegnando in diversi continenti ho scoperto che di solito le strategie sono molto simili ovunque ci si trovi. Si rilevano innegabilmente differenze, ma afferiscono più che altro allo stile. È il caso della concezione del tempo. Per esempio, se in una lezione dico: «Avete 30 minuti per la trattativa», gli studenti di Hong Kong rientreranno in classe esattamente alla fine del 30esimo minuto, mentre sarò fortunato se gli italiani torneranno per la fine della settimana (ride)! Sto scherzando naturalmente, ma da un Paese all’altro può effettivamente cambiare molto la sensibilità legata al tempo. Non solo. Se teniamo buono l’esempio dell’Italia, si rileveranno forti disparità tra Nord e Sud, così come anche tra regione e regione, ecc. Anche all’interno di una stessa classe si conteranno stili differenti. Ma non ha importanza, perché non hanno in impatto rilevante sui risultati della negoziazione. Ciò che conta è la strategia.
PER NON COMMETTERE ERRORI
È INDISPENSABILE
ARRIVARE BEN PREPARATI
Quale consiglio può dare ai lettori di Business People? Preparatevi bene. E fatelo sempre tenendo presente la vostra “batna” che sta per “best alternative to a negotiated agreement”, ossia la vostra migliore alternativa nel caso non trovaste un accordo. Se questa alternativa è forte, anche la vostra posizione durante le trattative lo sarà.
Come si può capire se la negoziazione ha avuto un buon esito o si sarebbe potuto ottenere di più? Il fatto è che non si potrà mai sapere se avremmo potuto portare a casa un risultato migliore, per il semplice fatto che non potremo mai conoscere appieno la posizione della controparte. Per questo direi che bisogna avere ben presenti i propri obiettivi e, qualora vengano raggiunti, allora sarà stata una trattativa di successo.
Tre prerogative indispensabili per un buon negoziatore? Una l’ho già detta, è la preparazione. La seconda sta nel porre molte domande. Molti credono che a ottenere di più sia chi sa argomentare e persuadere la controparte, cioè chi è un buon affabulatore. In realtà è il contrario: chi fa domande ottiene informazioni e l’informazione è potere. Terzo, è fondamentale ascoltare attentamente le risposte a queste domande. Non a caso Dio ci ha dato due orecchie e una sola bocca. Eppure spesso la gente chiede, ma poi non presta attenzione alle repliche del suo interlocutore.
UNA RISORSA ONLINE |
Per offrire a tutti almeno un assaggio di negotiation strategy, il professor Siedel ha realizzato negotiationplanner.com, corso online in lingua inglese completamente gratuito, già seguito da oltre 59 mila persone provenienti da 198 Paesi. Un’occasione per apprendere almeno le nozioni base per condurre trattative in modo efficace da uno dei massimi esperti del settore. Il corso prevede, infatti, una serie di video-lezioni da 15 minuti ciascuna tenute direttamente da Siedel, seguite da esercizi pensati per testare le proprie capacità. |
George Siedel © Kent A. McInnis Jr.