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Il tourbillon, il segreto della grande orologeria

Occhi puntati sul concetto più virtuoso dell’orologeria meccanica: non serve più a nulla, ma il suo valore è ancora alto e va oltre il semplice concetto di precisione cronometrica. Ecco perché

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Sgomberiamo subito il campo da ogni possibile equivoco. Il tourbillon, oggi, non serve proprio a nulla. Anzi, lo stato di fatto è ancora peggiore, i grandi maestri orologiai dicono che il paragone più azzeccato con il tourbillon è il seguente: prendi un centometrista, gli rompi le gambe e poi lo rimetti in sesto per metterlo nelle condizioni di vincere la prossima gara. Siete perplessi? Bene! Adesso facciamo un passo indietro.

GRAZIE AL TOURBILLON, NEL PASSATO È STATO POSSIBILE AUMENTARE LA PRECISIONE DI MARCIA DEGLI OROLOGI

INVENZIONE GENIALEDuecento anni fa gli orologi erano una questione per nobili ricchissimi. Allo stesso tempo erano molto delicati – per via dei materiali utilizzati all’epoca – oltre che decisamente costosi, perché erano realizzati completamente a mano con strumenti quasi “primordiali” da veri e propri artisti geniali della micro-meccanica, che, ricordiamolo, lavoravano spesso a lume di candela! Altra importantissima differenza: non venivano allacciati al polso, ma erano orologi da tasca e per l’appunto stavano per lo più infilati nel taschino del gilet o della giacca. Quindi, per la quasi totalità della giornata, battevano il tempo in posizione verticale e così l’incidenza della gravitazione terrestre sul bilanciere generava notevoli scarti di marcia. Per compensarne l’effetto, la posizione del sistema oscillante doveva essere costantemente modificata. Ciò è stato reso possibile dal più grande maestro orologiaio di ogni tempo, Abraham-Louis Breguet (Neuchâtel, 1747 – Parigi, 1823), che si è inventato di alloggiare il sistema oscillante in una gabbia rotante: appunto il tourbillon. Perciò, grazie al tourbillon, nel lontano passato è stato possibile aumentare in maniera considerevole la precisione di marcia degli orologi. E da allora, nella sua micromeccanica complessità, il tourbillon è considerato un simbolo di maestria orologiera. O meglio, insieme alla ripetizione minuti, il tourbillon è la più difficile realizzazione artigianale dell’intera orologeria meccanica tradizionale.

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IL TOURBILLON È UN SIMBOLO DI MAESTRIA E OGGI IL SUO VALORE VA OLTRE QUELLO DELLA PRECISIONE CRONOMETRICA

LA CONCORRENZA Dopo questo necessario excursus storico sulle origini del tourbillon, torniamo alla precisazione iniziale. Nel mondo attuale, tra super-ingegnerizzazione, materiali ultratecnologici e competenze in orologeria mutuate dalla Nasa, il tourbillon è ancora l’orologio più preciso? Sì e no. Tanto per dire. L’orologio che si è aggiudicato il prestigioso “Concorso internazionale di cronometria” di Le Locle, per l’edizione del 2011, sbaragliando una concorrenza di cronometri super-prestigiosi e ultra-costosi, è il Tissot T-Complication Chronometer, con il modello di serie che nelle boutique italiane costa 1.425 euro. Con questa notizia cosa vogliamo dire? Che siamo di fronte a un enorme bluff creato da quei malefici maghi del marketing internazionale che riescono a vendere anche il ghiaccio agli eschimesi? No, tutt’altro. E torniamo di nuovo all’apertura del nostro articolo. È vero che il tourbillon, oggi, non serve a nulla. Badate bene, ciò corrisponde alla verità se inquadriamo il tourbillon soltanto come uno strumento che può essere preciso tanto quanto un eccellente cronometro di Tissot, ma costando come minimo due zeri in più. Adesso, però, credeteci se vi diciamo che nel mondo odierno la precisione tout court non è l’aspetto importante e decisivo del tourbillon. Qual è allora?

NEL MONDO DEGLI STANDARD INDUSTRIALI, UN SIMILE ESERCIZIO DI STILE E TECNICA È PURA POESIA MECCANICA

PERFEZIONE ARTIGIANALEPer capire che cosa è oggi un tourbillon – oppure un tourbillon volante, che a differenza del tourbillon tradizionale riesce a privarsi del ponte superiore – è utile citare una famosa frase dell’avvocato Agnelli: «Un giorno mi dissero che Maradona si allenava centrando la porta con un tiro da centrocampo. Andai al Comunale e lo riferii alla squadra. Platini non disse nulla, ma chiese al magazziniere di aprire la porticina dello spogliatoio che stava al di là della pista d’atletica, si fece dare un pallone e da centrocampo lo spedì negli spogliatoi. Mi guardò sorridendo e se ne andò senza dire una parola». Ecco, per capirci, il tourbillon, oggi, è questo. È Platini che centra la porticina da una distanza pazzesca. In un mondo standardizzato e totalmente industrializzato, il tourbillon è un sublime esercizio di stile, tra tecnica sopraffina e perfezione artigianale. È poesia meccanica. È il romanticismo del fatto a mano contro il pragmatismo della catena di montaggio. È un centometrista – con le gambe prima rotte e poi aggiustate meglio di prima – pronto per vincere la sua gara e, soprattutto, che corre con uno stile che lascia tutti a bocca aperta. Questo è il tourbillon, nel 2015.