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Francia, no a droga a prostituzione nel pil

L’Insee, equivalente transalpino dell’Istat, dice no al ricalcolo del prodotto interno lordo secondo le norme Sec 2010. Caos conti in Europa

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A qualcuno potrà sembrare una questione di principio, ma da quei numeri dipendono le sorti di economie e governi. E la Francia non ci sta a “truccare” i bilanci secondo la normativa Sec 2010, e cioè inserendo nel calcolo del pil i proventi del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione.

Il provvedimento ha già fatto discutere dall’entrata in vigore il 1 settembre, ma ha regalato anche qualche sorriso all’Italia. L’Insee, l’stituto di statistica transalpino, non vuole adeguarsi però alle norme Eurostat. Gli esperti francesi discutono soprattutto dei proventi della prostituzione (stimati in tre miliardi), attività non consenziente ma spesso esercitata in schiavitù.

Per quanto riguarda invece la droga, è stata decurtata dalle stime una parte dei proventi che viene dall’estero (un miliardo) e quindi è stata aggiunta al calcolo la somma di due miliardi, inferiore alle stime (tre miliardi). «Abbiamo tentato di difendere l’idea che l’attività di spaccio non è tra adulti o minorenni consenzienti», ha spiegato Eric Dubois, direttore dell’Insee.

Come ricorda Repubblica, la Gran Bretagna ad esempio ha segnato nei conti +6,4 miliardi per lo spaccio e +5,4 per la prostituzione.

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