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Tele di stile

Dal 1876 il gruppo Albini produce cotoni e lini tra i più pregiati al mondo per il capo d’abbigliamento che contraddistingue i gentlemen di ogni Paese: la camicia. Il presidente, Silvio Albini, illustra le nuove attività messe in campo per conquistare i mercati internazionali

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C’è un po’ di Val Seriana anche lungo le rive del Nilo. Già, perché a partire dal 2010 Albini Group, fondato nel 1876 proprio ad Albino (Bergamo), e specializzato nella produzione di tessuti per camiceria di alta qualità, controlla direttamente i campi egiziani dove si coltivano cotoni di rara finezza come Giza 45 e Giza 87. E così accade anche per alcune piantagioni di pregio a Barbados e in Giamaica, o ancora nei terreni della Normandia, dai quali si ottiene uno dei lini migliori d’Europa.

Fin dalla metà del XIX secolo l’azienda lombarda – oggi al 138esimo anno di attività, guidata dalla quinta generazione della famiglia che l’ha creata – ha sempre continuato a scommettere sull’eccellenza delle materie prime e sulla qualità della lavorazione, sovrintendendo a tutte le fasi della filiera.

Ogni anno vengono presentate circa 20 mila varianti tessili, realizzate in otto stabilimenti sparsi per il mondo – la maggior parte in Italia – e declinate secondo gli stili peculiari di cinque differenti marchi (Cotonificio Albini, Albini donna; Thomas Mason, Albiate 1830; David & John Anderson).

Oggi il gruppo dà lavoro a più di 1.300 dipendenti a livello globale e vanta un fatturato di oltre 129 milioni di euro; di cui almeno 90 milioni provenienti dai mercati internazionali.

Creatività artigianale, costante innovazione, impegno etico e ambientale, uso intenso delle nuove tecnologie sia in ottica b2b che consumer: a Business People descrive le carte vincenti del gruppo bergamasco, e ne commenta i nuovi progetti, il presidente Silvio Albini.

Siete tra i maggiori produttori europei di tessuti per camicie di lusso. Dove si concentrano le vostre vendite?
Esportiamo circa il 70% del fatturato in oltre 80 Paesi, con una presenza diretta sul posto e con uffici commerciali a Shanghai, Hong Kong e New York. Per quanto riguarda i vari trend, segnali positivi arrivano dai Paesi scandinavi e dall’Est Europa, così come da Inghilterra, Germania, Spagna e Francia. In Oriente, sono sicuramente mercati dinamici il Giappone e il Sud-Est asiatico, mentre la Cina mostra qualche cenno di rallentamento, pur rimanendo importante nel lungo periodo. Buona area si conferma l’America del Nord, in particolare gli Stati Uniti. Tiene il mercato interno, dove il nostro prodotto si rivolge ai camiciai specializzati e ai grandi brand che portano il made in Italy nel mondo.

Avete puntato molto sull’innovazione hi tech. Quanto avete investito finora?
Parliamo di 130 milioni di euro in tutto negli ultimi dieci anni; nel recente triennio 2012/2014 abbiamo impiegato 22 milioni per modernizzare gli stabilimenti in Italia. E così, nei prossimi mesi, partirà a pieno regime la nuova tintoria di filati ad Albino (Bg), interamente rinnovata con apparecchi all’avanguardia: abbiamo acquistato 145 telai di ultima generazione, importanti macchine di finissaggio e siamo intervenuti con decisione anche sul fronte del risparmio energetico. Mi preme sottolineare che, sotto il profilo delle risorse umane, non solo non abbiamo ridotto il nostro organico, ma abbiamo anche assunto, o fatto crescere internamente, più di una quindicina di giovani talenti in aree gestionali quali lo stile, il commerciale, il marketing e la logistica.

Nel 2012 sono state lanciate due start up, Albini Energia e I Cotoni di Albini…
Due realtà che finora hanno realizzato un percorso importante. La prima, maturata in seno alla nostra attenzione all’ecosostenibilità e alla social responsibility, è stata proposta sul mercato delle rinnovabili; ha sviluppato progetti sulla produzione di energia idroelettrica, solare ed eolica e varie attività di consulenza. La seconda, specializzata nella produzione di filati fini e finissimi in Italia, ha già raggiunto un fatturato vicino ai nove milioni di euro, la metà derivato da clienti diversi dal Cotonificio Albini.

In che modo si stanno evolvendo, invece, le vostre strategie comunicative?
Il progetto più importante in questo ambito riguarda Thomas Mason Bespoke, un servizio avanzato di tagli su misura per i migliori sarti e camiciai di tutto il mondo: su una piattaforma di e-commerce b2b, le maestranze possono scegliere tra oltre 1.500 varianti e ricevere il materiale richiesto in 24/48 ore. A supporto della forza vendite, invece, abbiamo sviluppato un’app esclusivamente per la nostra rete commerciale, una sorta di piccola “wikiAlbini” con materiale audiovisivo, fotografico e didattico.

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Silvio Albini è presidente del gruppo di Albino (Bg) che occupa oltre 1.300 dipendenti a livello globale e fattura oltre 129 milioni di euro