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Auto che si guidano da sole

Il 75% degli automobilisti si farebbe scarrozzare volentieri dalla sua vettura. Non dovranno attendere molto: alcuni prototipi interessanti sono già su strada

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Trenta miliardi di euro ogni anno. Tanto costano alla società italiana, facendo la media delle varie fonti ufficiali, dall’Aci al ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti, gli incidenti stradali, che, se fossero azzerati con una bacchetta magica, fareb­bero guadagnare all’Italia almeno due punti di Pil. Una tor­ta enorme, un traguardo che nessun fautore della spending review ha mai visto neppure nel più lisergico dei sogni. Ma, adesso, proviamo a farlo noi quel sogno. Guardiamo una via a grande percorrenza, un raccordo autostradale o una tangenziale, chiudiamo gli occhi e facciamo finta di essere in uno di quei film che iniziano con un fatto, per esempio una rapina o una riunione di famiglia, e poi, subito dopo, ci mostrano la scritta “Dieci anni dopo…”. Adesso tutto cambia, stiamo osservando il traffico del 2023 e pos­siamo capire come guideremo. Forse, però, sarebbe meglio dire come “non guideremo”, perché la nuova frontiera delle quattro ruote consisterà nell’affi­dare sempre più compiti alla macchina e sempre meno all’uomo. Le auto, in­somma, si sposteranno da un punto A fino a un punto B quasi da sole, senza farsi prendere la mano dalla fretta, sen­za rischiare, senza trasgredire le rego­le del codice della strada. Ed ecco che incidenti, morti, feriti e invalidi diven­teranno rare eccezioni a una virtuosis­sima regola, con l’economia libera di destinare ad altri scopi la gigantesca torta da 30 mila milioni ogni 12 mesi.Già, ma chi pagherà quella dolce tor­ta destinata a essere tagliata in una mi­riade di fette? I costruttori non intendo­no certo svenarsi, nel senso che con i venti di crisi che tirano pensare a tec­nologie rivoluzionarie e ai relativi co­sti sarebbe una pura follia. Che fare, al­lora? Semplice: pensare l’auto di do­mani con le tecnologie di oggi. E non è roba da Isaac Asimov, lo scrittore che nel 1964 narrava di robot e telelavoro quando a disposizione c’erano a ma­lapena i frullatori. Pensiamo alle vettu­re che frenano da sole: se la didascalia del film si invertisse e diventasse “Die­ci anni fa…”, potremmo vedere il neo­proprietario di una lussuosa Audi A8 ostentare tronfio ai suoi passeggeri il dispositivo che frena da solo quando si scende al di sotto della distanza di si­curezza, una chicca destinata a pochis­simi. Oggi quella tecnologia è alla por­tata di tutti, per esempio di chi compra una Fiat 500L (250 euro) o una Skoda Citygo. Sì, è vero, sulla mini monovo­lume italiana e sulla city car ceco-tede­sca la frenata automatica funziona solo fino alla velocità di 30 chilometri ora­ri, ma ormai la strada è tracciata. E il bello è che il superfreno presto si ripa­gherà da solo: negli Stati Uniti a chi possiede una vettura che ne è equipaggiata molte compagnie assicurative applicano sconti del 15/16%.Insomma: l’auto che si guida da sola sta arrivando e, in alcuni casi, cammina già sulle sue ruote. Le case più avanti sul fronte dell’hi tech hanno già messo su strada prototipi molto interessanti, veri assi nella manica in previsione della mano di poker che si giocherà nei prossimi anni con in palio le quote del mercato mondiale. Il “trucco” consiste nello sfruttare sistemi già disponibili, nel farli dialogare tra loro e nell’aggiunta di qualche idea del tutto nuova. Stanno già macinando chilometri, per esempio, alcune Ford Fusion Hybrid che dispongono del monitoraggio delle zone d’ombra e della segnaletica orizzontale, dell’active park system e del controllo attivo della velocità di crociera (tutti sistemi già disponibili su alcuni modelli in produzione), ma anche di quattro sensori aggiuntivi che utilizzano raggi di luce per scansionare l’area che circonda l’auto in un raggio di 60 metri. La sensibilità degli occhi elettronici è altissima e permette ai chip di bordo non solo di individuare pedoni e ciclisti, ma anche un piccolo animale alla distanza di un campo da calcio. A questo punto il gioco è fatto e la Fusion riesce a reagire da sola a tutto ciò che le succede intorno, provvedendo alle opportune manovre con tempi di reazione rapidissimi.In casa Honda, invece, si punta in modo deciso sul dialogo tra l’auto e i telefoni cellulari nelle tasche dei guidatori che le stanno attorno, oltre che su telecamere anteriori e posteriori che misurano la larghezza della strada e “vedono” pedoni o altri ostacoli. Nel caso in cui la persona che sta per attraversare sia invisibile, magari per­ché nascosta da un cespuglio, la vet­tura può “sentire” la connessione wi fi del suo smartphone e regolarsi di con­seguenza. Chi non è un nativo digita­le, insomma, è avvertito: tra qualche anno rischierà più de­gli altri e dovrà sperare, se proprio deve es­sere investito, che a farlo sia una Volvo do­tata del nuovo airbag salva pedone installa­to nella parte anteriore del cofano. E, naturalmente, già i record fioccano. Mercedes-Benz, per esempio, è la prima casa automobilistica al mondo a dimostra­re che è possibile viaggiare su un’au­to completamente automatica anche nel traffico urbano ed extraurbano. Ad agosto 2013 la vettura sperimentale S 500 Intelligent Drive ha percorso “da sola” lo storico tragitto del viaggio che fece Bertha Benz con la Patent-Mo­torwagen. Il percorso di quasi 100 chi­lometri da Mannheim a Pforzheim, in­fatti, è stato lo stesso che, 125 anni fa, aveva osato intraprendere la moglie dell’inventore dell’automobile Carl Benz. Il sistema scelto in casa Merce­des si basa sull’assistenza alla guida già disponibile sulle auto tedesche del­le classi E ed S, integrata da altri sen­sori, radar e telecamere e da una map­pa digitale tridimensionale del territo­rio che si deve attraversare. Secondo Mercedes, il progetto segna una pie­tra miliare lungo la strada che dall’au­tomobile, nel senso letterale di veicolo in grado di muoversi da solo, conduce all’auto autonoma, capace cioè di gui­darsi da sola. Il costruttore che arriverà per primo a tagliare il traguardo dell’autoguida vin­cerà un premio da capogiro: una re­cente ricerca ha fissato a quota 75% la percentuale degli automobilisti che si farebbero volentieri scarrozzare dal­le loro vetture. Come dire che in ballo, potenzialmente, ci sono tre quarti del mercato mondiale. Ma non manca­no i dubbi. Per esempio, i modelli del­la nuova generazione si potranno por­tare (guidare in questo caso sarebbe una parola grossa) anche senza paten­te? In fondo, per stare accomodati su un Frecciarossa non è richiesta alcu­na abilitazione… Ma il vero quesito è: siamo proprio sicuri che il piacere del­la guida sia una cosa tanto vecchia da dover finire in una soffitta, anche se in quel solaio al posto delle ragnatele ci sono microchip capaci di campionare miliardi di byte al secondo?

APPROFONDIMENTI

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Credits Images:

La vettura sperimentale Mercedes S500 Intelligent Drive