Business
Turismo: evitare l’autogol
Mancano le infrastrutture, i servizi e gli investimenti diretti nel settore. È più conveniente andare in vacanza all’estero piuttosto che in Italia. Ecco perché alla Penisola gli Italiani preferiscono Egitto, Francia e Spagna. Roberto Corbella, presidente di Astoi, e Giuseppe Cassarà, numero uno di Fiavet, spiegano cosa non funziona in un Paese che potrebbe fondare la propria economia sull’accoglienza turistica
È proprio vero che anche in tempi di magra gli Italiani possono rinunciare a tutto, ma non a viaggiare? Stando a quello che vediamo nei servizi dei telegiornali o, peggio, a quello che sperimentiamo di persona quasi ogni week end di sole sulle principali autostrade della Penisola parrebbe di sì. Eppure, guardando ai dati, anche il turismo sembra patire gli effetti della recessione. Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo, interpellata al riguardo, non ha usato mezzi termini: «C’è crisi, e siamo fuori tempo massimo: nel 2008 si è registrata una flessione di 4 miliardi di fatturato, con 40 mila posti di lavoro persi». Il riferimento del sottosegretario (e con grande probabilità futuro ministro, vista la promessa del premier Silvio Berlusconi di reintrodurre, a brevissimo termine, un dicastero competente) è al settore nel suo complesso, quindi analizzato sia per quanto riguarda i soggiorni nelle località turistiche fatti dagli italiani, sia per le visite straniere. Ma se si considera che il 70% (dati Fiavet) dei pernottamenti nel Belpaese è acquistato da residenti nella Penisola, risulta chiaro che in qualche modo al popolo tricolore la voglia di vacanze sta passando. Per cause di forza maggiore, s’intende!Il problema vero è che se l’anno scorso non è andata bene, il 2009, stando alle stime attuali, andrà anche peggio, confermando il trend negativo che caratterizza da qualche anno un comparto che pesa per l’11% sul Prodotto interno lordo. «Secondo i dati dell’Osservatorio Fiavet, il turismo italiano proprio in questi mesi sta conoscendo momenti di estrema difficoltà», spiega Giuseppe Cassarà, che della Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo (Fiavet) è il presidente. «Per i primi quattro mesi dell’anno, infatti, la diminuzione dei turisti italiani è pari a circa il 17% rispetto al 2008. Non è tanto migliore la situazione rispetto agli italiani che vanno all’estero. Se a questi dati aggiungiamo anche la forte diminuzione dei flussi incoming registrata nella quasi totalità dei Paesi europei il 2009 si configura come un anno nero per il nostro settore. Senza gli opportuni interventi che Fiavet costantemente sottopone alle competenti autorità il 2009 si rischia di registrare la chiusura di molte imprese con il relativo licenziamento di numerosi dipendenti del settore».Meno caustico è il parere di Roberto Corbella, presidente di Astoi (Associazione dei tour operator italiani). Le performance negative del mercato, sulla base della sua analisi, non sarebbero dovute a perdite di volume, bensì alla diminuzione del prezzo dei singoli pacchetti. «La vacanza non è più vista come un bene eccezionale e riservato a pochi, ma è percepita, complice lo stress derivato dalle condizioni lavorative, come un bisogno imprescindibile. Detto questo, siccome per molte persone c’è il problema di dover far quadrare i conti, assistiamo a una ricerca molto attenta, direi esasperata, di proposte particolari, che per fortuna non mancano: il mercato è inondato di offerte speciali, come le last minute o quelle dedicate alla famiglia, con agevolazioni per i bambini. Senza parlare delle proposte sulle aree del dollaro o della sterlina, che sono diventate molto più convenienti grazie all’apprezzamento dell’euro. Considerata anche la diminuzione del costo del carburante, ci si trova sempre più spesso di fronte a offerte competitive, direi irrinunciabili. In altre parole, si mantiene alto il numero di passeggeri a scapito della marginalità».
L’agenzia resiste al webInternet deve averci messo sicuramente lo zampino, stabilendo un contatto diretto tra il consumatore finale e le offerte turistiche. Ma sia Corbella sia Cassarà non temono la concorrenza dell’on line, che anzi viene visto come un ulteriore strumento al servizio del turismo tricolore. «La rete agenziale è predominante», assicura l presidente di Astoi, «soprattutto per quanto riguarda i pacchetti. Internet ha rimpiazzato le agenzie nella vendita dei biglietti punto a punto. Ma i due canali sono destinati a coesistere e, se ben utilizzato, il web può rivelarsi utilissimo per le agenzie tradizionali nel fornire tutte le risposte di cui ha bisogno il cliente finale.Il quale continua a scegliere l’esperienza dei professionisti quando si tratta di dover acquistare beni o servizi non immediatamente tangibili». Qualche numero sul tasso di penetrazione di Internet? In realtà si parla ancora di briciole rispetto a quanto fatturato dal retail. «Attualmente circa il 30% delle prenotazioni totali avviene attraverso l’agenzia di viaggio (l’8,2% sono agenzie on line)», precisa Cassarà. «Tale percentuale, sulle vacanze prenotate all’estero, arriva fino al 45%. L’agenzia, quindi, rimane ancora il canale privilegiato per i turisti italiani: professionalità e sicurezza sono gli elementi vincenti delle imprese che rappresentiamo. È ormai molto tempo che affermiamo che il web non rappresenta nessuna minaccia per le agenzie. La minaccia vera è rappresentata, invece, dal mancato rispetto delle regole da parte di alcune società che operano sul web. Mi riferisco in particolar modo al fatto che in molti casi abbiamo registrato su alcuni siti la possibilità di poter acquistare diversi servizi turistici contemporaneamente. Il che comporta, in definitiva, l’acquisto di un vero e proprio pacchetto turistico».
Sharm & Co. costano menoIl fattore economico costituisce il principale motivo per cui, secondo Corbella, gli italiani preferiscono fare le proprie vacanze all’estero, soprattutto nei Paesi vicini, anziché al di qua dei confini nazionali. «Paradossalmente costa meno che rimanere a casa, e non di rado è più comodo raggiungere un villaggio turistico in Nord Africa che una località balneare sulle nostre isole: per via dei sempre più frequenti collegamenti aerei dagli aeroporti minori e grazie ai trasferimenti compresi nei pacchetti », continua Corbella. «Nel 2008 la destinazione numero uno per il turismo italiano è stata ancora una volta l’Egitto, dove abbiamo mandato più di un milione di passeggeri. Un’altra destinazione molto popolare è la Tunisia, seguita da Spagna e Grecia. Tutte mete il più delle volte avvantaggiate dal fatto di avere stagionalità più lunghe delle nostre località». Anche per Cassarà il nostro Paese subisce la concorrenza dei sistemi turistici meglio organizzati e con prezzi sensibilmente inferiori. Ma secondo i suoi dati, «il Belpaese è ancora la meta preferita per le vacanze degli italiani. I concorrenti diretti sono Francia e Spagna, nei confronti dei quali ci troviamo a scontare deficit negativi sia in termini infrastrutturali sia di servizi e investimenti diretti nel settore», precisa Cassarà. «Non bisogna sottovalutare, poi, la concorrenza aggressiva di tutte le mete che si affacciano sul Mediterraneo che sono in grado di essere molto competitive sul prezzo perché caratterizzate da un sistema Paese soggetto a meno garanzie e meno sul lavoro rispetto a quello italiano. Tuttavia il vero, grande elemento che ci fa perdere competitività è il costo del lavoro che, fino ad oggi e nonostante le nostre richieste, non vede alcun intervento di fiscalizzazione degli oneri da parte dello Stato».
A quando un sistema turistico integrato?Che il turismo sia la grande occasione mancata dell’Italia è cosa nota. Ma, come spesso accade quando c’è qualcosa che inceppa un meccanismo, è assai più difficile risalire alle cause. Domina il senso di incertezza, e soprattutto il mancato coordinamento di tutti i settori, pubblici e privati, coinvolti. «C’è un problema da risolvere, ed è quello di riuscire ad avere un sistema-turismo Italia, integrato», dichiara Corbella. «Oggi abbiamo l’Enit che è preposta alla promozione del territorio nazionale all’estero, il dipartimento del turismo, e poi tutte le regioni, le province, i comuni, le comunità che si muovono autonomamente, provocando un grandissimo spreco con risultati non proporzionati. La strada che noi da tempo invochiamo è quella di un coordinamento nazionale forte, che metta in campo mezzi adeguati alle diverse esigenze promozionali». Pollice verso nei confronti della P.A. anche per Cassarà. «Le amministrazioni nazionali non sempre hanno capito che il turismo in moltissime realtà territoriali è l’unica via per valorizzare l’economia locale», dice il presidente di Fiavet. «Non si ha il coraggio di investire in modo convinto in un settore che i fatti dimostrano poter trainare intere aree».Per Corbella non è indispensabile che il governo istituisca nuovamente il ministero del Turismo, anzi «l’ente che potrebbe occuparsi del coordinamento di cui parlo potrebbe essere il dipartimento per il Turismo, che oggi è agganciato alla Presidenza del Consiglio e che quindi potrebbe godere di grande autorità. Al momento, per come è predisposta la nostra Costituzione, mancano le leve per il coordinamento, e il dipartimento di fatto non ha potere per agire. Io sono favorevole a delle concrete deleghe per questa entità. Che poi si chiami dipartimento o ministero del Turismo, è uguale». Al contrario, Giuseppe Cassarà ritiene un’urgenza il ripristino di un ministero ad hoc. «Fiavet e Confturismo nel suo complesso da sempre ritengono opportuno e necessario il ripristino del Ministero delle Politiche del Turismo per coordinare le strategie promozionali e i diversi interventi che direttamente e indirettamente interessano il nostro settore. In questo modo non si vuole svilire la riforma del Titolo V della Costituzione, ma occorre un punto di riferimento nazionale forte in grado di gestire un settore così complesso », continua Cassarà. «Fiavet ha già più volte presentato al Governo una serie di richieste di provvedimenti, distinguendo quelle che a nostro giudizio rappresentano le misure più urgenti da adottare nell’immediato da quelle di natura strutturale. Nel primo caso abbiamo suggerito interventi rivolti a concedere immediate incentivazioni alle imprese del settore come ad esempio agevolazioni per l’erogazione di linee di credito straordinario, la fiscalizzazione degli oneri sociali per il personale delle agenzie per tutto il 2009, la sospensione delle rate dei mutui e la razionalizzazione degli obblighi assicurativi e previdenziali. La riconduzione a sistema delle norme del settore e la semplificazione degli adempimenti amministrativi rimangono, invece, gli obiettivi principali a medio termine. Sollecitare il Governo a riaprire il negoziato a livello comunitario per la revisione del regime speciale Iva, per esempio, è una questione che Fiavet riporterà all’attenzione delle competenti Autorità già nei prossimi mesi».
I limiti dell’offerta turistica italiana: |
Stagioni troppo brevi rispetto a quelle di altri Paesi del Mediterraneo |
Incompletezza del prodotto (trasporto spesso non incluso e difficile accessibilità della meta) |
Prezzi non competitivi |
Maldive