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Nell’edilizia sono cruciali gli enti pubblici

L’opinione di Luigi Colombo, amministratore delegato di Colombo Costruzioni e presidente di Ance Lombardia, per rilanciare un comparto che, per la crisi, ha perso almeno 360 mila posti di lavoro

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«Il settore delle costruzioni sta attraversando una crisi che ha causato la perdita di 360 mila posti di lavoro (550 mila se si considerano gli 80 settori collegati dell’indotto). Si tratta di un processo di deindustrializzazione di un comparto che prima della crisi rappresentava l’11% del Pil con tre milioni di addetti complessivi. È necessario affrontare l’emergenza con armi adeguate: il sostegno che immaginiamo consiste in misure che sappiano cambiare le tendenze in atto, e creare le condizioni perché il settore delle costruzioni torni a essere volano di sviluppo. Difficile pensare agli interventi prioritari da richiedere al prossimo Governo, poiché la disciplina di settore abbraccia segmenti normativi molto diversi e le proposte che l’associazione ha definito per la nuova legislatura spaziano tra differenti materie: dall’appaltistica pubblica all’urbanistica, dalla fiscalità al credito, alla concorrenza, etc. Concentriamoci, dunque, su due soli ambiti.Penso, anzitutto, al ruolo e alle responsabilità dell’amministrazione pubblica – a tutti i livelli istituzionali – e al rapporto che con essa hanno gli operatori privati. In Italia, il debito della P.A. nei confronti delle imprese di costruzione è stimato intorno ai 19 miliardi, sui 70 circa complessivi; il ritardo medio è ormai di otto mesi, con punte di oltre tre anni. Occorre definire un piano effettivo di smaltimento dei debiti pregressi della P.A. per i lavori eseguiti. Collegata a tale tema è la questione del Patto di Stabilità che costituisce la principale causa del blocco dei pagamenti da parte delle amministrazioni comunali. In attesa che da Bruxelles si provveda a una revisione dei termini del patto europeo, è necessario introdurre una golden rule che eviti di scaricare tutto il peso delle politiche di riduzione delle spesa sulla parte più virtuosa e sostenibile, quella, appunto, degli investimenti. E ancora, va combattuta la burocrazia. Secondo le stime della Banca mondiale sui contesti più favorevoli agli affari, su 185 Paesi analizzati colloca Italia al 73esimo posto, ultimo tra gli Stati europei, dopo la Grecia. Bisogna proseguire nel percorso di riforma, semplificazione e razionalizzazione attraverso la diffusione degli sportelli unici, e poteri sostitutivi nei confronti degli enti inadempienti e del silenzio assenso. Il secondo tema è quello delle risorse, sia nel comparto pubblico che in quello privato: il mercato può ripartire solo iniettandone di nuove. Nel pubblico, attivando nuovi consistenti investimenti in costruzioni, come stanno facendo altri Paesi (Francia +3,5%, Germania +5,8%); puntando sulla riqualificazione degli edifici e delle città in generale, definendo una legge quadro per il governo del territorio e incentivando, anche fiscalmente, la riqualificazione urbana. Nell’ambito privato, attivando strumenti e controlli che ristabiliscano regole per un’interazione positiva e condotte collaborative tra imprese e banche sia per la gestione ordinaria, sia nel processo di risanamento delle imprese in crisi. Naturalmente è fondamentale riattivare il circuito del credito per consentire alle famiglie di accedere, nuovamente, al mercato dei mutui per l’acquisto di abitazioni».

ARTICOLO PRINCIPALE – (Ecco cosa) si può fare per l’Italia

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Luigi Colombo, amministratore delegato di Colombo Costruzioni e presidente di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Lombardia, per rilanciare