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Sostenibilità

Nella crisi crescono gli italiani attenti all’ambiente

Consumatori attenti alla sostenibilità in primis dei prodotti alimentari, detersivi e cosmetici. Gli elettrodomestici in quarta posizione, i cellulari in settima

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Più attenti al prezzo che alla provenienza dei prodotti? Assolutamente no. Di fronte alle difficoltà economiche il consumatore italiano si fa più attento all’ambiente. È quanto emerge dal recente seminario GfK Eurisko dal titolo ‘Consumi più consapevoli, prodotti più sostenibili. Oltre la crisi’ e nel quale il vicepresidente dell’istituto di ricerca, Paolo Anselmi, ha delineato i nuovi stili di vita e di consumo sostenibili degli italiani.

NON SOLO INQUINAMENTO. Nonostante la crisi i consumatori in Italia si dichiarano molto attenti all’ambiente; e se il problema ambientale ieri era identificato con l’inquinamento (aria, acqua, spiagge, boschi) oggi la percezione è molto più articolata, l’ambiente richiama allarmi globali, ma soprattutto emergenze locali di cui facciamo diretta esperienza. Emergenze perché toccano la qualità della nostra vita quotidiana e che rappresentano una minaccia per la nostra salute. In passato la soluzione del problema ambientale veniva delegata ai governi e alle imprese. Negli ultimi anni, invece, è cresciuta la consapevolezza della responsabilità diretta dei cittadini-consumatori.

SOTTO L’INFLUENZA DELL’AMBIENTE. La crisi favorisce un ripensamento più generale che si sostanzia in comportamenti specifici: dalla riduzione delle emissioni Co2 limitando l’uso dell’auto e delle caldaie domestiche, alla gestione più efficiente dei rifiuti, tramite la raccolta differenziata, a un minore spreco di risorse con l’uso più attento dell’acqua e dell’energia. Nel convegno è stato precisato tra l’altro quali sono i prodotti sui quali i consumatori italiani sono più attenti agli aspetti e alle informazioni relative alla sostenibilità. Spiccano al vertice i prodotti alimentari (80), seguiti da detersivi (59), prodotti cosmetici (42), elettrodomestici (42), auto/moto (34), abbigliamento (30), telefoni cellulari (29), mobili e prodotti in legno (27), lampade e televisori (26). È stato poi puntualizzato che non è corretto parlare di disinvestimento dai consumi, ma piuttosto bisogna parlare di riformulazione.