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La Cgil boccia la pubblicità di McDonald’s

Secondo la Filcams la realtà dell’azienda è diversa da quella che emerge dalle “patinate comunicazioni pubblicitarie”. Lo spot diretto da Gabriele Salvatores

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Fa discutere l’ultima pubblicità di McDonald’s. Nello spot, diretto da Gabriele Salvarotes, dipendenti reali della nota catena di fast food vestono i panni degli attori, supportando la voce narrante nel delineare alcune delle caratteristiche del lavoro da McDonald’s.

«Da McDonald’s si lavora sodo. Bisogna fare entrata merci, servire in cassa e friggere patatine. Ci sono turni anche di notte e nel weekend. Da McDonald’s pagano puntualmente tutti i mesi. Il 90% dei dipendenti è a tempo indeterminato. Si può diventare direttore di ristorante già a 27 anni». Per concludere quindi affermando come «noi di McDonald’s nell’Italia ci crediamo, per questo diamo lavoro ad oltre 16.000 persone e ne assumeremo altre 3.000 nei prossimi tre anni».

Una pubblicità diversa dalle solite campagne prodotto, una pubblicità corporate che enfatizza il ruolo dell’azienda quale datrice di lavoro. Una campagna che non è piaciuta alla più rappresentativa associazione sindacale di categoria: la Filcams Cgil Nazionale.

«Le patinate comunicazioni pubblicitarie alle quali ormai da qualche anno l’azienda ci ha abituato – afferma il sindacato – necessitano di alcune precisazioni che consentano di comprendere compiutamente il contesto. McDonald’s è una di quelle rare multinazionali del comparto della ristorazione commerciale/veloce, se non l’unica, ad essersi sistematicamente sottratta al confronto in ordine alla condivisione di un contratto integrativo aziendale. Gli investimenti già attuati e quelli preventivati, la prospettiva di nuove aperture, il numero di dipendenti attualmente in forza, l’importante incidenza di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e le assunzioni previste rappresentano un dato indiscutibilmente rilevante ma parziale. L’80% dei lavoratori, non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale/festivo».

Non solo a destare «forte perplessità» nel sindacato «l’utilizzo strumentale e la mercificazione di uno dei principi fondamentali dell’ordinamento repubblicano, il primo articolo della nostra carta costituzionale, derubricato a mero slogan pubblicitario. La retorica, il sensazionalismo e le strumentalizzazioni, quando si discute di diritti fondamentali e di lavoro, non solo sono fuori luogo ma non sono di alcuna utilità».