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Attualità

Dirigenti accademici, un settore poco incline al cambiamento

Il profilo del top management di università e istituti di ricerca: uomo, sessantenne e non proveniente dall’estero. Il sistema fatica a cogliere il valore aggiunto portato da un nuovo tipo di leadership

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Per una società ossessionata dalla competizione raggiungere standard qualitativi elevati è un imperativo categorico. Purtroppo però il retaggio di tradizioni estremamente radicate fatica a far decollare strategie alternative, che favorirebbero l’innovazione. Questo dato di fatto riguarda molto da vicino il mondo accademico, spesso vincolato alla gerontocrazia, all’eredità lasciata da una civiltà maschilista e poco incline al confronto con esperienze e sistemi culturali differenti. Il che comporta la cristallizzazione di una leadership che tende a sottovalutare il valore della pluralità.Lo studio condotto da Egon Zehnder International mette in evidenza proprio questa criticità. L’analisi dei curricula di oltre 300 tra rettori, presidenti e amministratori delegati delle più importanti istituzioni accademiche di Europa, Stati Uniti e Asia ha rilevato che solo il 12% dei principali leader accademici è composto da donne, il 10% da cittadini stranieri e che appena un manager su tre ha lavorato per due o più anni all’estero. Il profilo “tipo” del dirigente accademico è conforme alle seguenti caratteristiche: maschio, età superiore ai 60 anni, di origine nazionale e, in molti casi, poco propenso a fare carriere all’estero. Questo standard penalizza fortemente la molteplicità dei punti di vista, creando un serio ostacolo alla creatività, al confronto e, di conseguenza, all’innovazione ed alla competitività delle istituzioni scientifiche. Certo esistono realtà virtuose, come Singapore, che fa registrare il 56% di dirigenti di origine straniera, gli Stati Uniti e la Scandinavia, dove il numero delle donne manager nelle università e negli istituti di ricerca è doppio rispetto alla media globale.Dati alla mano, Egon Zehnder International ha messo in luce un problema importante, ma il team di ricercatori che ha condotto l’indagine ha anche proposto un ventaglio di possibili soluzioni per migliorare il mondo accademico, partendo dai criteri di scelta dei dirigenti. Le linee guida per la selezione dei vertici dovrebbero essere individuate nella ricerca di talenti a livello globale, superare il retaggio della tradizione, aprendo alle donne e a candidati giovani e talentuosi. Ma per dare una scrollata al sistema non è sufficiente disancorarsi dagli stereotipi del passato. L’aspetto contrattuale, infatti, dovrebbe ricoprire un ruolo importante, innanzitutto svincolando la scala salariale dai parametri del servizio pubblico, rendendo così più appetibili le posizioni aperte per i migliori candidati a livello internazionale. Inoltre si dovrebbe favorire la rotazione dei talenti ai vertici delle istituzioni accademiche, incentivando l’introduzione di contratti a termine.