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Emendamento sulle banche, la rivolta dell’Abi

Si dimettono i vertici dell’associazione delle banche. “Così ci costringono a trasformare i fidi in prestiti”. Il governo: “se il Parlamento vorrà modificare le misure non lo ostacoleremo”

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Le banche non potranno più applicare commissioni connesse alla concessione di crediti e fidi. L’emendamento inserito nel decreto sulle liberalizzazioni, passato ieri con voto di fiducia a Palazzo Madama, è per l’Abi (Associazione bancaria italiana) «la goccia che ha fatto traboccare il vaso». La causa scatenante delle dimissioni del presidente Giuseppe Mussari e dell’intero comitato di presidenza dell’associazione. «Avevamo bisogno di dare un segnale chiaro», ha detto Mussari in una conferenza stampa, convocata d’urgenza ieri quando ormai era chiaro che la norma contenuta nell’art. 27bis si sarebbe applicata a tutti gli istituti bancari e non solo a quelli, come auspicava l’Abi, non in regola con le regole sulla trasparenza. «Vogliamo che la norma venga ricondotta alla sua origine – ha tuonato Mussari la sanzione deve essere per chi non rispetta la trasparenza, così invece è una imposizione di legge che vieta ricavi che sono legittimi. Non siamo il nemico delle imprese, non siamo il nemico delle famiglie», ha proseguito l’ormai ex numero uno dell’Abi, esplicitando il sentimento delle banche alle prese con questo particolare periodo economico-finanziario; «ci sentiamo sottovalutati – ha aggiunto – e spesso mal valutati rispetto al ruolo che svolgiamo». Rincara la dose, se è possibile, Antonio Patualli, vicepresidente dell’Abi, affermando come il decreto potrebbe essere incostituzionale perché si applica alle banche e non anche ai conti delle Poste. Secondo l’Abi, se l’art.27bis del maxiemendamento sulle liberalizzazioni divenisse legge, le banche sarebbero costrette a trasformare gli affidamenti e la messa a disposizione di liquidità a famiglie e imprese in prestiti, con un evidente peggioramento del conto economico delle famiglie e delle imprese.

La posizione del governo. «Se il Parlamento vorrà modificare le misure che interessano le banche il governo non si metterà di traverso», ha dichiarato Antonio Catricalà, in veste di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sottolineando però come sarebbe necessaria «un’iniziativa parlamentare, condivisa da tutte le parti politiche che sostengono il governo». C’è da dire che alla Camera, dove il decreto sta per giungere, vi è già un emendamento di iniziativa parlamentare che corregge, non si sa bene come, la norma sulle commissioni.

Le altre misure introdotte dal governo e sgradite alle banche

Il conto corrente gratuito per i pensionati con basso reddito (fino a 1.500 euro), la cancellazione delle commissioni sul pieno di carburante pagato con carta di credito, i mutui concessi senza l’obbligo di aprire un conto corrente e la possibilità per il cliente di scegliere la compagnia con sui stipulare la polizza vita correlata agli stessi.

Credits Images:

Giuseppe Mussari, dal 15 luglio 2010 presidente dell’Abi