Attualità
Orari d’apertura dei negozi, Italia divisa in due
Alcune Regioni minacciano di fare ricorso alla Corte Costituzionale, mentre diversi Comuni, in vista dei saldi, si adeguano alle disposizioni. Per Federdistribuzione c’è poco da discutere: “Legge già in vigore”
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Da una parte le regioni favorevoli, che hanno già dato il consenso alla disposizione del governo relativa alla liberalizzazione degli orari e dei giorni d’aperture dei negozi, dall’altra Enti territoriali come Toscana, Piemonte, Puglia e Veneto pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale per far valere la propria competenza in materia di regolamentazione del commercio. Con i saldi ormai ufficialmente al via il problema non ha ancora trovato una soluzione anche se, a livello comunale, qualcosa si muove. Dopo il piccolo comune di Orio al Serio, anche Milano si adegua al provvedimento previsto dalla manovra Monti: una deroga all’obbligo di chiusura nelle giornate di venerdì 6 e domenica 8 gennaio. L’apertura, confermando la situazione attuale, sarà consentita dalle 7 alle 22 per non più di 13 ore consecutive.Ma è davvero una questione aperta quella delle liberalizzazioni? Per Federdistribuzione c’è poco da discutere. “Le liberalizzazioni in materia di esercizi commerciali hanno previsto con l’articolo 31 della legge 214, la libertà da parte dell’esercente di decidere autonomamente gli orari di apertura del proprio esercizio – scrive in una nota l’associazione – Il decreto legge è già attuativo dal 6 dicembre 2011 e non necessita di alcun recepimento da parte delle amministrazioni locali. Per tanto la legge è di fatto già in vigore. I 90 giorni che si trovano spesso riportati non riguardano quindi la liberalizzazione degli orari ma è il tempo entro il quale le Regioni dovranno adeguare le loro normative in materia di programmazione commerciale urbanistica relativamente alla libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali”. Quindi, chiude, Federdistribuzione, “ciascuna azienda associata deciderà autonomamente in merito alle aperture dei propri punti vendita in un mix ragionato tra servizio al consumatore e attenzione ai propri costi, sempre nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei contratti sottoscritti”.
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