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Sinergie Adhoc

Negozi multibrand e partnership con grandi griffe. È la strategia del marchio più giovane della storica azienda lombarda. Intervista a Nicola Baldoni, Ceo di Facib. «Il made in Italy? Bisogna trasmettere passione ed entusiasmo alle nuove leve»

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Lanciato nel 2003, il marchio Adhoc oggi si è ritagliato un suo spazio importante nell’ambito dello sportswear. Del resto ha il vantaggio di poter contare sulle competenze dell’azienda proprietaria, la Facib Spa (Fabbrica Abbigliamento e Confezioni Industriali Bustesi), nata nel 1959, che ha il merito di aver offerto, prima in Italia, un’alternativa al cappotto da uomo. «Penso ad Adhoc come a un adolescente con un’esperienza di oltre 50 anni», racconta Nicola Baldoni, Ceo di Facib. «Non sono molti i marchi dei quali si può dire altrettanto».

Dottor Baldoni, è curiosa l’immagine dell’adolescente accostata a un brand…Anche la mia rete vendita ha sorriso quando l’ho usata, ma poi mi ha dato ragione. Così come un adolescente nel giro di un mese cambia voce o vede comparire la prima barba, così Adhoc è in una fase di crescita molto veloce che può portare da un momento all’altro a un importante incremento di fatturato.

Come lavorate per gestire questo momento di passaggio e di crescita?Credo che, in ogni momento, nel nostro lavoro per avere successo sia importante seguire quelle che con il mio team chiamo le cinque C. Innanzitutto coerenza, sia nel modo di lavorare che nella filosofia di prodotto, e poi costanza, competenza , creatività e infine, non va sottovalutato il cosiddetto “fattore c”, la fortuna. In vent’anni di esperienza ho visto tante persone valide, con idee e prodotti eccezionali, che nel nostro settore non sono riuscite ad emergere solo per una questione di fortuna.

Eppure si direbbe che lanciando un nuovo marchio in un periodo economicamente non proprio facile, l’abbiate un po’ voluta sfidare questa fortuna.Il mondo intero sta attraversando una situazione macro-economica non proprio brillante, ma parlando con i miei partner internazionali mi sono reso conto che questa crisi è soprattutto nostra. Ricordo una discussione con un partner importante in Oriente. Quando ci incontravamo mi lamentavo di come la crisi del settore immobiliare piuttosto che dell’automobile influisse negativamente sugli affari. Alla terza volta che mi piangevo un po’ addosso, lui mi ha detto: «Secondo me in Italia non è in crisi uno dei business che mi hai elencato, ma il business dell’investimento, dell’osare, dello sperimentare». Ho capito che aveva ragione. Da allora non parlo quasi mai di crisi, ho quasi proibito di usare la parola in azienda. Da noi gli investimenti ci sono, quindi non possiamo dire di essere in crisi.

Come dice lei stesso però la situazione macro-economica non era e non è particolarmente favorevole.Certo, non posso negare che abbia posto un freno alle nostre possibilità. Diciamo che la crisi ha impedito che i nostri risultati, già buoni, potessero essere ottimi. Insomma, forse non è stato un periodo ad hoc per il lancio e la crescita di un brand, ma ha comunque dato dei risultati ad hoc.

Una terminologia che richiama il nome del marchio…Sì, sul binomio Adhoc-ad hoc si fondano molti progetti e spunti da cui derivano i nostri prodotti e le nostre collezioni. Del resto anche l’utilizzo dei nostri capi è adatto per ogni situazione e necessità.

Come si fa a produrre capi pensati per ogni situazione in diverse parti del mondo, dove cultura e abitudini sono differenti dalle nostre?Si viaggia molto. Per la produzione, così come per ricerca. Così la contaminazione diventa inevitabile, e va ad arricchire culturalmente ed economicamente noi e, di conseguenza, le nostre collezioni. È un’abitudine che io e mio fratello Andrea abbiamo ereditato da mio padre (Lorenzo Baldoni, co-fondatore di Facib, scomparso nel ’92, ndr) che negli anni ’70 è stato uno dei primi imprenditori italiani ad avviare una produzione in Romania. Più tardi, quando il Vietnam, dopo la guerra, ha riaperto all’occidente, aveva il pass numero nove. Era necessario passare da Bangkok e attendere che il governo tailandese ti rilasciasse un visto. Insomma ce l’abbiamo nel dna la propensione a viaggiare, per aprire nuovi mercati ma anche per cercare fonti di produzione alternative, di alta qualità e a un prezzo interessante, che hanno poi determinato il discreto successo del marchio in questi ultimi anni. Ma la cosa più importante è che il bagaglio di esperienza accumulato ci ha insegnato ad elevare i nostri standard per rispondere con puntualità alle richieste del mercato.

Quale crede che sia la caratteristica dei vostri capi più apprezzata dai consumatori?Il punto di forza dei nostri prodotti è che sono accattivanti e hanno un valore percepito molto superiore al prezzo di vendita. Questo vale sia per il consumatore finale che per i negozianti, ai quali garantiamo inoltre margini migliori.

Può darci un’anticipazione sui vostri progetti futuri?Sotto l’aspetto commerciale nel breve e medio periodo, la nostra politica sarà quella di investire in punti vendita multibrand che aggreghino sotto un’unica insegna le eccellenze di più aziende omogenee per target clienti, qualità e prezzo, anche personalizzando gli spazi a noi dedicati. Solo così imprese sinergiche per tipologia di prodotti e posizionamento possono godere di grande ritorno di immagine, sfruttando la possibilità di esporre e valorizzare in modo adeguato le proprie collezioni accanto ad altre complementari. Inoltre, in questi anni i nostri capi hanno attirato l’attenzione di altre aziende, non escludo quindi la possibilità di iniziative di co-branding, con marchi importanti, per la realizzazione, da parte nostra, di giacche pensate per le loro collezioni. Sotto l’aspetto produttivo, è nostra intenzione dedicare sempre più spazio a progetti Made in Italy.

Nessuna espansione verso nuovi prodotti, come hanno già fatto diversi altri marchi dell’abbigliamento?Direi di no. Grazie soprattutto all’avvento di Internet, oggi il consumatore è più che mai libero di fare confronti e la mia percezione è che non voglia sentirsi catalogato perché acquista tutto da uno stesso brand, a meno che il brand non abbia una fortissima identità. In più la situazione macro-economica negativa oggi enfatizza, oltre ai punti di forza, anche le debolezze. Gli acquirenti finali, ma ancora prima i negozianti, individuano subito i capi di punta di un’azienda e, anche nelle collezioni di total look, tendono ad acquistare solo quelli. Ritengo quindi che per noi la cosa migliore sia continuare a impegnarci per fare al meglio ciò in cui siamo bravi: i capispalla. Dopodiché abbiamo già nei negozi qualche prodotto differente, come maglie e accessori, ma si tratta sempre di elementi che fanno solo da complemento alle nostre giacche.

Un’ultima domanda. Cosa auspica per una vera ripresa del settore moda nel suo insieme?A livello pratico, direi che oggi a mettere in ginocchio le aziende è la mancanza di garanzia del credito. Ma quello che veramente auspico è che si investa nella professionalità delle nuove leve. Per troppo tempo si è preferito investire molto sui singoli marchi a scapito di chi veramente “faceva” il prodotto; anche il Made in Italy che tanto si vuole salvaguardare rischia di scomparire se non si dà valore e non si investe nella formazione. Se non si trasmette la passione, l’entusiasmo e soprattutto l’orgoglio di essere un operatore del Made in Italy, nessuno lo vorrà più fare, nemmeno a fronte di un buono stipendio.

Progetti Adhoc. In tessuto tecnico wind & water proof, con taglio asimmetrico, inserti catarifrangenti e ampie tasche. L’ultima novità in casa Adhoc, lanciata con la collezione Primavera-Estate 2011, è la Bicycle Jacket, pensata ad hoc per tutti coloro che quotidianamente, per andare a lavoro, affrontano le strade della propria città in bicicletta, mezzo ecocompatibile e antitraffico per eccellenza.

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PASSIONE DI FAMIGLIA
Nicola Baldoni, è ceo di Facib Spa, Fabbrica Abbigliamento e Confezioni Industriali Bustesi. Suo padre, Lorenzo Baldoni, mancato nel 1992, ha fondato l’azienda nel 1959 in collaborazione con Luigi Cortesi. Oltre ad Adhoc, Facib è proprietaria dei marchi Armata di Mare, Faciba, ed Easy Bee