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Risparmio: il contante ha meno appeal, ma in Italia servono più competenze
Dal rapporto Censis-Assogestioni emergono i limiti dell’educazione finanziaria da parte degli italiani: 4 su 10 non sanno distinguere tra azioni e obbligazioni, mentre il 37% considera un investimento remunerativo “solo un colpo di fortuna”
La bolla del risparmio cash ha iniziato a sgonfiarsi in Italia. Nell’ultimo anno il contante nel portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie italiane si è ridotto di oltre 20 miliardi di euro rispetto all’anno precedente: -1,6% in termini reali. Nel mese di marzo 2023 il valore dei depositi sui conti correnti bancari era diminuito del 6,1% rispetto al marzo 2022.
L’inflazione ha ridotto l’attrattività del contante, che nei dieci anni precedenti era aumentato complessivamente di quasi 470 miliardi di euro (+61,8%). Oggi 4 risparmiatori su 10 dichiarano che nell’ultimo anno, a causa della fiammata inflattiva, hanno cambiato le proprie idee su come impiegare i risparmi. Il 33% dei consulenti finanziari ha registrato in corso d’anno una più alta propensione dei propri clienti a liberarsi della liquidità accumulata.
Italiani e risparmio: serve più educazione finanziaria
L’intenzione di riallocare il contante in portafoglio apre una stagione di decisioni sul risparmio per gli italiani. Ma in questo campo, come evidenziato dal rapporto Censis-Assogestioni I risparmiatori oltre la crisi, le competenze sono molto deboli. Il 40,9% dei risparmiatori italiani non conosce l’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei redditi, il 35% non sa come opera il tasso di interesse attivo su un conto corrente, il 47,8% non comprende gli effetti del tasso di interesse passivo su un prestito bancario, il 41,6% non sa distinguere tra azioni e obbligazioni.
Tra investimento e Superenalotto
Dal rapporto, presentato in occasione del Salone del Risparmio 2023, emerge inoltre che il 37,4% dei risparmiatori pensa che gli investimenti remunerativi siano dovuti solo al caso, che i rendimenti dipendano dalla fortuna. L’irrazionale nel rapporto con il risparmio e con gli investimenti è ancora molto diffuso. Per tanti risparmiatori investire è come giocare al superenalotto: contano solo il caso e la buona sorte. Il 46,6% di chi non possiede adeguate competenze finanziarie pensa che i buoni investimenti dipendano dalla fortuna, ma anche il 30,8% di chi dichiara di essere competente in materia.
Il parere dei consulenti finanziari
Il 55,9% dei consulenti finanziari intervistati ritiene che il termine che descrive meglio lo stato d’animo attuale dei loro clienti è “cautela“. Seguono il disorientamento (40,0%), l’ansia (24,3%) e la speranza (16,5%). In merito alle conoscenze finanziarie dei propri clienti, meno dell’1% dei consulenti le definisce ottime, il 21,3% le giudica buone, il 50% sufficienti, il 28,2% insufficienti. Solo al 7,1% dei consulenti capita spesso di incontrare clienti con una educazione finanziaria elevata.
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