Sostenibilità
Generazione Z: ok a limitazioni economiche per un futuro sostenibile
Il 60% degli italiani tra i 18 e i 26 anni accetterebbe una minore crescita del PIL a piatto che la politica investa in una strategia di lungo respiro
Il 60% della Generazione Z in Italia si dichiara disposta ad accettare limitazioni economiche a breve termine, come una minore crescita del pil, a patto che la politica investa in una strategia di lungo respiro in grado di promuovere uno sviluppo più sostenibile in futuro. Una percentuale molto più alta rispetto alla media globale, che si attesta al 47%, ma superiore anche a quella di Paesi particolarmente vicini all’Italia come la Germania (47%), la Francia (44%), la Spagna (46%), e l’Inghilterra (41%). In aggiunta, quasi il 90% degli intervistati in Italia ritiene che la tecnologia svolgerà un ruolo importante nella lotta alla crisi climatica.
Emerge dallo studio “Future-Proof” condotto da Dell Technologies – in collaborazione con la società di ricerche Savanta ComRes – su un campione rappresentativo di adulti nella fascia d’età 18-26 in 15 Paesi del mondo e focalizzato sulle strategie di ripresa sociale ed economica.
Uno scenario in cui gli intervistati hanno indicato alcune precise priorità su cui – a loro parere – il decisore pubblico dovrebbe concentrarsi nel corso dei prossimi anni, indentificando temi chiave e di particolare attualità come gli investimenti in energia sostenibile (55%) e l’abilitazione di un’economia circolare (52%).
Poca, invece, la fiducia della Generazione Z (29%) nel fatto che il recupero degli investimenti nel settore pubblico possa portare a un’economia fiorente entro i prossimi dieci anni. Una cifra che diventa 32% in Germania, 40% in UK, e 39% sia in Francia che in Spagna.
Competenze digitali: formazione carente nella Penisola
Punto rilevante dello studio è anche il tema delle competenze digitali. Gli intervistati ritengono che la loro formazione scolastica avrebbe potuto dar loro una miglior preparazione in tema di competenze digitali. La metà del panel (50%) ha dichiarato di aver appreso a scuola solo competenze informatiche di base, mentre circa il 14% ritiene di non aver ricevuto alcuna istruzione in ambito tecnologico e digitale.
Dati, purtroppo, superiori alla media globale (rispettivamente del 44% e del 12%), allineati sostanzialmente rispetto a Inghilterra (52% e 10%) e Germania (47% e 12%), ma che vedono ancora un gap se i dati sono confrontati con le statistiche di Francia (43% e 10%) e Spagna (42% e 16%).
Inoltre, un giovane italiano su due (50%) sostiene che la scuola (sotto i 16 anni) non li abbia preparati adeguatamente con le competenze tecnologiche necessarie per intraprendere la carriera desiderata.
Per contribuire a colmare il divario nell’ambito delle competenze digitali, il 40% degli italiani intervistati suggerisce di rendere i corsi di tecnologia più interessanti e disponibili trasversalmente a tutti i livelli dell’istruzione. Il 27% suggerisce che l’obbligatorietà dei corsi di tecnologia fino a 16 anni incoraggerebbe i giovani a intraprendere carriere più orientate alle tematiche digitali.