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Tremonti, stop all’oppressione fiscale per le imprese

Un ministro dell’economia a tutto tondo propone una riduzione continua del controllo sulle imprese, ma interviene anche sui fondi europei (“vanno alle Regioni, ma non è scritto che debbano anche amministrarli”) e sul debito pubblico (“salito per non negare i diritti ai cittadini”)

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L’oppressione fiscale nei confronti delle imprese va interrotta. Con queste parole il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, apre uno dei capitoli più importanti della riforma fiscale, quello riguardante le imprese. Per il rappresentante del Tesoro i controlli fiscali, accessi e visiti alle imprese sono “eccessivi, con costi come tempo perso, stress, e occasioni di corruzione”. Serve intervenire, ma in modo equilibrato. La proposta, al quale il ministro ha già iniziato a lavorare, “non può essere del tipo della 626 (legge sulla sicurezza sul lavoro), ma potremmo immaginare una qualche tipo di concentrazione, salve esigenze di controllo erariale e ridurre il continuo controllo sulle imprese”. In poche parole serve o un coordinamento dall’alto o un diritto dal basso: il diritto di dire, sottolinea Tremonti, “non mi rompere più di tanto…”.Capitolo fondi europei. Nel corso di un’audizione in commissione Finanze alla Camera il ministro dell’Economia non si sofferma solo sulla questione fiscale, ma interviene anche sull’annosa questione dei fondi europei per lo sviluppo. Il ministro ha sottolineato che quei fondi dovranno andare alle Regioni, “ma non è scritto che devono essere amministrati dalle Regioni. Devono essere sentite e coinvolte ma quello è il luogo di arrivo dei fondi”. IN questo modo il ministro vuole risolvere un annoso problema, definito “storico per questo Paese”, ovvero quello di mettere “per troppo tempo, troppi soldi sul meccanismo di dispersione. Il risultato – continua – è che un’enorme quantità di fondi non viene spesa, non lo dico io lo dice la commissione Europea”.

Finanziamenti pubblici, assalto ai soldi Ue

Capitolo debito pubblico. Anche il debito italiano, a livelli record (LEGGI), è stata una scelta chiara del governo. “E’ salito perché non abbiamo negato quello che ritenevamo giusto, cioè i diritti della gente”, afferma Tremonti sottolineando come il debito “è cresciuto in tutti i paesi a una velocità impressionate, enormemente superiore rispetto all’Italia”. Si poteva agire diversamente? “Certo – risponde il ministro – Dicendo al malato ‘non ti do le medicine perché è caduto il Pil’ e al pensionato ‘non ti do la pensione’. Abbiamo garantito la tenuta sociale a fronte di un deterioramento del Pil”.