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Sacconi, Piano per la crescita in 15 giorni. Presto lo statuto dei lavoratori

Approvato entro due settimane il programma verrà completato entro l’estate. Burocrazia zero, opere più celeri, infrastrutture al Sud e riforma fiscale tra i punti principali e il ministro del Lavoro annuncia la riforma dell’apprendistato

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In questi mesi si è “lavorato intensamente e ormai i materiali per una decisione politica ci sono tutti”. Il Piano per la crescita dell’Italia verrà approvato entro 15 giorni e per la fine dell’estate sarà completato. La garanzia arriva dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che, dalle pagine de Il Sole 24 Ore, presenta il programma del governo per la ripresa che vedrà fra i primi interventi la semplificazione per le imprese e nuove regole per edilizia e grandi opere. “Tutto il pacchetto sulle semplificazioni, la regolarizzazione, il Mezzogiorno, le reti d’impresa e le grandi opere sarà approvato entro l’inizio dell’estate” conferma il ministro che definisce il Mezzogiorno come una “nuova frontiera dello sviluppo italiano, un mercato emergente dentro di noi”.Nell’intervista al quotidiano di Confindustria, Sacconi torna sul ricorso Fiom annunciato contro gli accordi di Pomigliano e Mirafiori (“L’imprenditore deve poter organizzare la produzione”) e, per il mercato del Lavoro, annuncia l’arrivo dello statuto dei lavoratori e della riforma dell’apprendistato.Tornando a parlare di sviluppo, il ministro elogia l’operato di Giulio Tremonti che ha saputo dare all’Italia “ottimi risultati sul rigore dei conti: ora – aggiunge – questo va unito allo sviluppo, ma senza deficit”. In questo obiettivo, centrale è la riforma fiscale su cui spiega: «I tavoli di Tremonti hanno completato il lavoro: manca solo la decisione politica”. Fondamentale sarà anche la riforma fiscale che, per il ministro, “va intesa nell’arco della legislatura. L’obiettivo – spiega – è realizzare una società più attiva riconoscendo il valore della natalità del lavoro e delle ricerca combinata con l’educazione”. Quindi l’esigenza di un riordino complessivo per ridurre le aliquote. L’Italia ha sedimentato negli anni una politica fiscale e sociale disordinata, fatta non solo di erogazioni ma anche di diffuse e talora non razionali forme di detrazioni o di erosioni della base imponibile che valgono 120 miliardi di euro”.